Qual'è la differenza tra l'intelligente e il furbo? L'intelligente sa che il furbo vive di "ignoranza conviviale" ed ingenuità, il furbo invece non sa che l'intelligente sa...
26 marzo 2010
"Noi ci siamo" di Michele Sabatino
Questo quadro nasce dalla voglia di dimostrare che non siamo finiti, laddove sembrava che tutto dovesse andare per forza di cose storto; allora nascono i simboli, nasce tutto un movimento attraverso il quale voglio esprimere un profondo disagio prima e una profonda ammirazione poi per i maestri; in questi ho trovato dei riferimenti: mi riferisco agli “spagnoli” che mi hanno sempre profondamente impressionato, Ho voluto dare una linea fortemente figurativa rispetto agli altri quadri ma non sufficientemente reale per spiegare quello che può essere rappresentato, per questo ancora una volta sono stato fortemente istintivo nelle descrizioni per lasciare un senso di sospeso che può essere colmato da colui che guarda, un senso di incompiuto per intereagire con l’osservatore, Tanti riferimenti agli animali,tipo bestiario è voluto: serpenti, draghi, lucertole, tentacoli colorati, uccelli, è il mio immaginario di questi tempi. ( http://michelesabatino.wordpress.com/ )
21 marzo 2010
09 marzo 2010
L'importanza delle chiacchiere...
Le parole rivelano il cuore
Se prendete un albero buono, anche il suo frutto sarà buono; se prendete un albero cattivo, anche il suo frutto sarà cattivo: dal frutto infatti si conosce l'albero. Razza di vipere, come potete dire cose buone, voi che siete cattivi? Poiché la bocca parla dalla pienezza del cuore. L'uomo buono dal suo buon tesoro trae cose buone, mentre l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae cose cattive. Ma io vi dico che di ogni parola infondata gli uomini renderanno conto nel giorno del giudizio; poiché in base alle tue parole sarai giustificato e in base alle tue parole sarai condannato». Dal Vangelo secondo Matteo, Cap. 12/33-37
04 marzo 2010
Traguardi pericolosi

28 febbraio 2010
La nomea vincerà sulla fama
«Beati voi poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
perché sarete saziati.
Beati voi che ora piangete,
perché riderete.
Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v'insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell'uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti. Discorso inaugurale. Le Beatitudini - Vangelo secondo Luca; Cap. 6; 20-23
27 febbraio 2010
Meditare per capire il contrario... (per Doris)
Ma a voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. Dà a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo. Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro. Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo; perché egli è benevolo verso gl'ingrati e i malvagi. L'amore per i nemici; Vangelo secondo Luca Cap. 6-27-35.
La donna padrona della femmina...
Giunto mi vidi ove mirabil cosa mi torse il viso a sé; e però quella
cui non potea mia cura essere ascosa, volta ver' me, sì lieta come bella, «Drizza la mente in Dio grata», mi disse, «che n'ha congiunti con la prima stella». Parev'a me che nube ne coprisse lucida, spessa, solida e pulita, quasi adamante che lo sol ferisse.
Per entro sé l'etterna margarita ne ricevette, com'acqua recepe raggio di luce permanendo unita. S'io era corpo, e qui non si concepe com'una dimensione altra patio, ch'esser convien se corpo in corpo repe, accender ne dovrìa più il disio di veder quella essenza in che si vede come nostra natura e Dio s'unio. Lì si vedrà ciò che tenem per fede, non dimostrato, ma fia per sé noto a guisa del ver primo che l'uom crede. Io rispuosi: «Madonna, sì devoto com'esser posso più, ringrazio lui lo qual dal mortal mondo m'ha remoto. Ma ditemi: che son li segni bui
di questo corpo, che là giuso in terra fan di Cain favoleggiare altrui?». Ella sorrise alquanto, e poi «S'elli erra l'oppinion», mi disse, «d'i mortali dove chiave di senso non diserra, certo non ti dovrien punger li strali d'ammirazione omai, poi dietro ai sensi vedi che la ragione ha corte l'ali. Ma dimmi quel che tu da te ne pensi». E io:«Ciò che n'appar qua sù diverso
credo che fanno i corpi rari e densi». Ed ella:«Certo assai vedrai sommerso nel falso il creder tuo, se bene ascolti l'argomentar ch'io li farò avverso. La spera ottava vi dimostra molti lumi, li quali e nel quale e nel quanto notar si posson di diversi volti. Se raro e denso ciò facesser tanto, una sola virtù sarebbe in tutti, più e men distributa e altrettanto. Virtù diverse esser convegnon frutti di princìpi formali, e quei, for ch'uno,
seguiterìeno a tua ragion distrutti. Ancor, se raro fosse di quel bruno cagion che tu dimandi, o d'oltre in parte fora di sua materia sì digiuno esto pianeto, o, sì come comparte lo grasso e 'l magro un corpo, così questo
nel suo volume cangerebbe carte. Se 'l primo fosse, fora manifesto ne l'eclissi del sol per trasparere lo lume come in altro raro ingesto. Questo non è: però è da vedere de l'altro; e s'elli avvien ch'io l'altro cassi,
falsificato fia lo tuo parere. S'elli è che questo raro non trapassi, esser conviene un termine da onde lo suo contrario più passar non lassi; e indi l'altrui raggio si rifonde così come color torna per vetro lo qual di retro a sé piombo nasconde. Or dirai tu ch'el si dimostra tetro ivi lo raggio più che in altre parti, per esser lì refratto più a retro. Da questa instanza può deliberarti esperienza, se già mai la provi, ch'esser suol fonte ai rivi di vostr'arti. D.C. - Paradiso, Canto II, Versi 25 - 30 D.C. - Paradiso, Canto II, Versi 31 - 96
cui non potea mia cura essere ascosa, volta ver' me, sì lieta come bella, «Drizza la mente in Dio grata», mi disse, «che n'ha congiunti con la prima stella». Parev'a me che nube ne coprisse lucida, spessa, solida e pulita, quasi adamante che lo sol ferisse.
Per entro sé l'etterna margarita ne ricevette, com'acqua recepe raggio di luce permanendo unita. S'io era corpo, e qui non si concepe com'una dimensione altra patio, ch'esser convien se corpo in corpo repe, accender ne dovrìa più il disio di veder quella essenza in che si vede come nostra natura e Dio s'unio. Lì si vedrà ciò che tenem per fede, non dimostrato, ma fia per sé noto a guisa del ver primo che l'uom crede. Io rispuosi: «Madonna, sì devoto com'esser posso più, ringrazio lui lo qual dal mortal mondo m'ha remoto. Ma ditemi: che son li segni bui
di questo corpo, che là giuso in terra fan di Cain favoleggiare altrui?». Ella sorrise alquanto, e poi «S'elli erra l'oppinion», mi disse, «d'i mortali dove chiave di senso non diserra, certo non ti dovrien punger li strali d'ammirazione omai, poi dietro ai sensi vedi che la ragione ha corte l'ali. Ma dimmi quel che tu da te ne pensi». E io:«Ciò che n'appar qua sù diverso
credo che fanno i corpi rari e densi». Ed ella:«Certo assai vedrai sommerso nel falso il creder tuo, se bene ascolti l'argomentar ch'io li farò avverso. La spera ottava vi dimostra molti lumi, li quali e nel quale e nel quanto notar si posson di diversi volti. Se raro e denso ciò facesser tanto, una sola virtù sarebbe in tutti, più e men distributa e altrettanto. Virtù diverse esser convegnon frutti di princìpi formali, e quei, for ch'uno,
seguiterìeno a tua ragion distrutti. Ancor, se raro fosse di quel bruno cagion che tu dimandi, o d'oltre in parte fora di sua materia sì digiuno esto pianeto, o, sì come comparte lo grasso e 'l magro un corpo, così questo
nel suo volume cangerebbe carte. Se 'l primo fosse, fora manifesto ne l'eclissi del sol per trasparere lo lume come in altro raro ingesto. Questo non è: però è da vedere de l'altro; e s'elli avvien ch'io l'altro cassi,
falsificato fia lo tuo parere. S'elli è che questo raro non trapassi, esser conviene un termine da onde lo suo contrario più passar non lassi; e indi l'altrui raggio si rifonde così come color torna per vetro lo qual di retro a sé piombo nasconde. Or dirai tu ch'el si dimostra tetro ivi lo raggio più che in altre parti, per esser lì refratto più a retro. Da questa instanza può deliberarti esperienza, se già mai la provi, ch'esser suol fonte ai rivi di vostr'arti. D.C. - Paradiso, Canto II, Versi 25 - 30 D.C. - Paradiso, Canto II, Versi 31 - 96
21 febbraio 2010
Il coraggio della verità...
Giù per lo mondo sanza fine amaro, e per lo monte del cui bel cacume li occhi de la mia donna mi levaro, e poscia per lo ciel, di lume in lume, ho io appreso quel che s'io ridico, a molti fia sapor di forte agrume; e s'io al vero son timido amico, temo di perder viver tra coloro che questo tempo chiameranno antico». La luce in che rideva il mio tesoro ch'io trovai lì, si fé prima corusca, quale a raggio di sole specchio d'oro; indi rispuose: «Coscienza fusca o de la propria o de l'altrui vergogna pur sentirà la tua parola brusca. Ma nondimen, rimossa ogne menzogna, tutta tua vision fa manifesta; e lascia pur grattar dov'è la rogna. Ché se la voce tua sarà molesta nel primo gusto, vital nodrimento lascerà poi, quando sarà digesta. Questo tuo grido farà come vento, che le più alte cime più percuote; e ciò non fa d'onor poco argomento. Però ti son mostrate in queste rote, nel monte e ne la valle dolorosa pur l'anime che son di fama note, che l'animo di quel ch'ode, non posa né ferma fede per essempro ch'aia la sua radice incognita e ascosa, né per altro argomento che non paia». D.C. - Paradiso, Canto XVII, Versi 112 - 142
11 febbraio 2010
La sconfitta della vittoria...
Achitofèl non fé più d'Absalone e di Davìd coi malvagi punzelli. Perch'io parti' così giunte persone, partito porto il mio cerebro, lasso! Dal suo principio ch'è in questo troncone. Così s'osserva in me lo contrapasso». La molta gente e le diverse piaghe avean le luci mie sì inebriate, che de lo stare a piangere eran vaghe. Un mi disse: «Che pur guate? perché la vista tua pur si soffolge là giù tra l'ombre triste smozzicate? Tu non hai fatto sì a l'altre bolge; pensa, se tu annoverar le credi, che miglia ventidue la valle volge. E già la luna è sotto i nostri piedi: lo tempo è poco omai che n'è concesso, e altro è da veder che tu non vedi». «Se tu avessi», rispuos'io appresso, «atteso a la cagion perch'io guardava, forse m'avresti ancor lo star dimesso». Parte sen giva, e io retro li andava, lo duca, già faccendo la risposta, e soggiugnendo:«Dentro a quella cava dov'io tenea or li occhi sì a posta, credo ch'un spirto del mio sangue pianga la colpa che là giù cotanto costa». D.C. - Inferno, Canto XXVIII, Versi 137 – 142 e Canto XXIX versi 1 e 21
06 febbraio 2010
Miserere...
Or drizza il viso a quel ch'or si ragiona: questa natura al suo fattore unita, qual fu creata, fu sincera e buona; ma per sé stessa pur fu ella sbandita di paradiso, però che si torse da via di verità e da sua vita. La pena dunque che la croce porse s'a la natura assunta si misura, nulla già mai sì giustamente morse; e così nulla fu di tanta ingiura, guardando a la persona che sofferse, in che era contratta tal natura. Solo il peccato è quel che la disfranca e falla dissìmile al sommo bene, per che del lume suo poco s'imbianca; e in sua dignità mai non rivene, se non riempie, dove colpa vòta, contra mal dilettar con giuste pene. Vostra natura, quando peccò tota nel seme suo, da queste dignitadi, come di paradiso, fu remota; né ricovrar potiensi, se tu badi ben sottilmente, per alcuna via, sanza passar per un di questi guadi: o che Dio solo per sua cortesia dimesso avesse, o che l'uom per sé isso avesse sodisfatto a sua follia. Ficca mo l'occhio per entro l'abisso de l'etterno consiglio, quanto puoi al mio parlar distrettamente fisso. Non potea l'uomo ne' termini suoi mai sodisfar, per non potere ir giuso con umiltate obediendo poi, quanto disobediendo intese ir suso; e questa è la cagion per che l'uom fue da poter sodisfar per sé dischiuso. D.C. - Paradiso, Canto VII, Versi 34 – 45 e 79 - 102
02 febbraio 2010
Immagini per ciechi e parole pe sordi...

11 dicembre 2009
Seguir la dritta via "Per aspera ad veritatem"...

«Maestro mio», diss'io, «che via faremo?». Ed elli a me:«Nessun tuo passo caggia; pur su al monte dietro a me acquista, fin che n'appaia alcuna scorta saggia». Lo sommo er'alto che vincea la vista, e la costa superba più assai che da mezzo quadrante a centro lista. Io era lasso, quando cominciai: «O dolce padre, volgiti, e rimira com'io rimango sol, se non restai». «Figliuol mio», disse, «infin quivi ti tira», additandomi un balzo poco in sùe che da quel lato il poggio tutto gira. Sì mi spronaron le parole sue, ch'i' mi sforzai carpando appresso lui,
tanto che 'l cinghio sotto i piè mi fue. Ond'elli a me:«Se Castore e Poluce fossero in compagnia di quello specchio che sù e giù del suo lume conduce,
tu vedresti il Zodiaco rubecchio ancora a l'Orse più stretto rotare, se non uscisse fuor del cammin vecchio. Come ciò sia, se 'l vuoi poter pensare, dentro raccolto, imagina Siòn con questo monte in su la terra stare sì, ch'amendue hanno un solo orizzòn e diversi emisperi; onde la strada che mal non seppe carreggiar Fetòn, vedrai come a costui convien che vada da l'un, quando a colui da l'altro fianco, se lo 'ntelletto tuo ben chiaro bada». «Certo, maestro mio,», diss'io.- Divina Commedia - Purgatorio, Canto IV, Versi 36 – 51 e 61 - 76
27 novembre 2009
Esercizio per accrescere l'autostima

Leggi lentamente... in silenzio! Leggi e vedrai... e saprai ciò che tutti pensano di te... Ci sono almeno 5 persone in questo mondo che ti amano al punto di morire per te. Ci sono almeno 15 persone che ti amano in un certo modo. La sola ragione per la quale una persona ti odia, è perché vuole essere come te.. Un tuo sorriso fa gioire qualcuno che non ti ama. Tutte le notti, qualcuno pensa a te prima di dormire. Rappresenti il mondo per qualcuno. Se non fosse per te, qualcuno non potrebbe vivere. Sei Speciale ed Unico e la persona di cui ignori l'esistenza ti ama. Quando commetti la più grande sciocchezza, qualcosa di bene proviene da questa. Quando pensi che il mondo ti volta le spalle, osserva bene: sei soprattutto tu che volti le spalle al mondo!!! Quando pensi che tu non hai una possibilità quando non possiedi ciò che vuoi, probabilmente tu non lo avrai. Se credi in te, probabilmente, presto o tardi, tu lo avrai. Ricordati sempre dei complimenti che ricevi. Dimentica le osservazioni cattive. Dì sempre alla gente ciò che consideri a proposito di loro, ti sentirai meglio quando lo sapranno. Nessuno merita le tue lacrime e i tuoi pianti, e colui che li merita veramente non ti farà mai piangere. Se hai un migliore amico, prendi tempo per dirgli ciò che rappresenta per te. Invia questa lettera a tutte le persone che apprezzi, compresa chi te l'ha inviata. Se lo farai, illuminerai il giorno di qualcuno e forse cambierai la sua prospettiva di vita al meglio. Si dice che si prende un minuto per notare una persona speciale, un'ora per apprezzarla, un giorno per amarla, ma si ha in seguito bisogno di tutta una vita per dimenticarla. (…da internet)
Guida negli oceani delle convinzioni...

O voi che siete in piccioletta barca, desiderosi d'ascoltar, seguiti dietro al mio legno che cantando varca, tornate a riveder li vostri liti: non vi mettete in pelago, ché forse, perdendo me, rimarreste smarriti. L'acqua ch'io prendo già mai non si corse; Minerva spira, e conducemi Appollo, e nove Muse mi dimostran l'Orse. Voialtri pochi che drizzaste il collo per tempo al pan de li angeli, del quale vivesi qui ma non sen vien satollo, metter potete ben per l'alto sale vostro navigio, servando mio solco dinanzi a l'acqua che ritorna equale.
Que' gloriosi che passaro al Colco non s'ammiraron come voi farete, quando Iasón vider fatto bifolco. La concreata e perpetua sete del deiforme regno cen portava veloci quasi come 'l ciel vedete. D. C. - Paradiso, Canto II, Versi 1 - 21
26 novembre 2009
Fronzoli di "grande" importanza...

Certo un oggetto può piacere anche per se stesso, per la diversità delle sensazioni gradevoli che ci suscita in una percezione armoniosa; ma ben più spesso il piacere che un oggetto ci procura non si trova nell'oggetto per se medesimo. La fantasia lo abbellisce cingendolo e quasi irraggiandolo d'immagini care. Né noi lo percepiamo più qual esso è, ma così, quasi animato dalle immagini che suscita in noi o che le nostre abitudini vi associano. Nell'oggetto, insomma, noi amiamo quel che vi mettiamo di noi, l'accordo, l'armonia che stabiliamo tra esso e noi, l'anima che esso acquista per noi soltanto e che è formata dai nostri ricordi. (Pirandello)
Scontro finale

Il coraggio di affrontare la "prova"...

17 novembre 2009
Un "tiro" da tre punti.
07 novembre 2009
06 novembre 2009
Macchie di Rorschach

Un giorno d’estate molto afoso, un “ragazzo” fu chiamato da una struttura sanitaria pubblica a visita medica psichiatrica, per capire se avesse o meno riacquistato i requisiti psicofisici per poter ritornare al proprio lavoro. Fece diverse visite, poi, l'ultimo giorno ne dovette affrontare una nella quale gli facevano vedere delle macchie. In queste avrebbe dovuto vedere altre immagini riguardanti qualsiasi cosa, animali, oggetti ecc.. . La psichiatra incaricata, gli pose davanti la prima delle dieci macchie previste. Lui la guarda attentamente e, dopo un pò dice: mi scusi Dott.ssa ma io non riesco a vederci relativamente niente. Ma dai, fa la dott.ssa, guarda meglio, vedrai sicuramente qualcosa. Il ragazzo riguarda e con aria sufficiente fa: Dott.ssa, mi scusi io continuo a non vedere nulla ma, se proprio insiste, la forma della macchia e, anche del suo interno si accosta molto alla forma di una farfalla. La Dott.ssa, indispettita, gli fa vedere le altre nove in successione e la risposta fu sempre quella: farfalla! Va bene può andare disse con freddezza la psichiatra. Il ragazzo si alzò e, mentre stava per oltrepassare la porta d’uscita, si girò con calma e disse: Dott.ssa mi scusi, anche se fa caldo, forse è il caso di chiudere le finestre. E perché? Risponse la luminaria. Se le tiene aperte di sicuro le farfalle se ne voleranno via! E poi se ne andò senza guardarla. A proposito, il "ragazzo" fu di nuovo scartato, perchè non aveva notato nelle estremità, delle figure simili a "felini" nonchè la figura del "corpetto" di donna, l'appendiabiti ecc... . Saputo questo il ragazzo sorrise e pensò: secondo me ha ragione Pino Daniele: i sò pazz i sò pazz, nù mme scassat'ù cazz! ...
Il "segreto" dell'accesso fantastico

La "maturità" dell'amore
05 novembre 2009
Risposta dal terzo mondo

04 novembre 2009
31 ottobre 2009
Manie persecutorie
.jpg)
30 ottobre 2009
Esternazione del riflesso della "realtà" percepita, figlia di immagini mentali dovute alla troppa informazione

27 ottobre 2009
"Leggi" per iniziare ad essere un fautore di..vino

26 ottobre 2009
Crop Circles
"Modello" sociale

24 ottobre 2009
L'ipocrisia getta la maschera
23 ottobre 2009
Guardanti, non vedenti...

21 ottobre 2009
L'essere vivente custode dell'amicizia e della fedeltà

Ai confini della realtà

Gli ostacoli della vita

20 ottobre 2009
Un piccolo testo sulla fede

Il potere della Giustizia

19 ottobre 2009
La vista della mente sognante
18 ottobre 2009
Presunzione d'innocenza

17 ottobre 2009
16 ottobre 2009
Aggrapparsi alle proprie certezze

Il distacco del legame

Le lingue della "società" onora..bile

15 ottobre 2009
La realtà nascosta dai "sogni"

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