Qual'è la differenza tra l'intelligente e il furbo? L'intelligente sa che il furbo vive di "ignoranza conviviale" ed ingenuità, il furbo invece non sa che l'intelligente sa...
14 maggio 2010
13 maggio 2010
La bandiera "disegnata" da Poussin...
La Trinacria è al centro della bandiera della Sicilia, di colore rosso e giallo in senso diagonale, approvata nel gennaio 2000. La legge stabilisce che la bandiera siciliana sia esposta all'esterno del Parlamento siciliano (Assemblea Regionale Siciliana), dalla sede della giunta regionale, dalle sedi dei consigli provinciali e comunali, dalle sedi dei presidenti delle provincie regionali e dei sindaci dei comuni, le sedi degli istituti scolastici di ogni ordine e grado, gli edifici in cui sono costituiti seggi elettorali in occasione delle elezioni per il rinnovo del Parlamento siciliano. (da internet)
12 maggio 2010
Il terzo segreto di Fatima
Dopo le due parti che già ho esposto, abbiamo visto al lato sinistro di Nostra Signora un poco più in alto un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui: l'Angelo indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza, Penitenza, Penitenza! E vedemmo in una luce immensa che è Dio: "qualcosa di simile a come si vedono le persone in uno specchio quando vi passano davanti" un Vescovo vestito di Bianco "abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre". Vari altri Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c'era una grande Croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i Vescovi Sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni. Sotto i due bracci della Croce c'erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio. (Documento ufficiale del Vaticano)
09 maggio 2010
Apparizione...
"Manibus , oh, date lilia plenis !". Io vidi già nel cominciar del giorno la parte oriental tutta rosata, e l'altro ciel di bel sereno addorno; e la faccia del sol nascere ombrata, sì che per temperanza di vapori l'occhio la sostenea lunga fiata: così dentro una nuvola di fiori che da le mani angeliche saliva e ricadeva in giù dentro e di fori, sovra candido vel cinta d'uliva donna m'apparve, sotto verde manto vestita di color di fiamma viva. E lo spirito mio, che già cotanto tempo era stato ch'a la sua presenza non era di stupor, tremando, affranto, sanza de li occhi aver più conoscenza, per occulta virtù che da lei mosse, d'antico amor sentì la gran potenza. D.C. - Purgatorio, Canto XXX, Versi 21 - 39
08 maggio 2010
Non occorre il porto d'armi...
Il santo Rosario è una preghiera di un’importanza fondamentale nella lotta contro il Maligno!
In particolar modo il Santo Rosario, dopo la Santa Messa, è da considerarsi la preghiera di liberazione/esorcistica più efficace.
“In verità, in verità vi dico: Se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà. Finora non avete chiesto nel mio nome. Chiedete ed otterrete, perché la vostra gioia sia piena”. (Gv. 16,23 seg.)
“In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”. (Mt. 18,19).
“Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto; perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova ed a chi bussa sarà aperto”. (Mt. 7,7).
In particolar modo il Santo Rosario, dopo la Santa Messa, è da considerarsi la preghiera di liberazione/esorcistica più efficace.
“In verità, in verità vi dico: Se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà. Finora non avete chiesto nel mio nome. Chiedete ed otterrete, perché la vostra gioia sia piena”. (Gv. 16,23 seg.)
“In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”. (Mt. 18,19).
“Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto; perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova ed a chi bussa sarà aperto”. (Mt. 7,7).
07 maggio 2010
Viaggio al centro della testa e il sogno diventa realtà…
I sogni, secondo Freud, sono "la via regale verso l'inconscio". Il sogno rappresenta l'appagamento allucinatorio di un desiderio. Fonti del desiderio:
Stimoli endogeni (fame,sete);
Episodi del giorno precedente in cui il desiderio sia stato represso;
Strati di materiale inconscio;
Situazioni della prima infanzia.
Per interpretarli, si possono seguire le seguenti classificazioni:
Spostamento
Condensazione
Identificazione
Il sognatore può identificarsi in altre persone attribuendo loro sentimenti o facendogli assumere comportamenti che egli si vieta pur desiderandoli.
Ambivalenza
Buona notte e.. buon viaggio!
Stimoli endogeni (fame,sete);
Episodi del giorno precedente in cui il desiderio sia stato represso;
Strati di materiale inconscio;
Situazioni della prima infanzia.
Per interpretarli, si possono seguire le seguenti classificazioni:
Spostamento
Per esempio la sostituzione di una persona con un'altra, l'affetto rimane lo stesso (amore,odio), ma viene trasferito su una persona estranea o indifferente. Qui ritroviamo, quindi, il meccanismo di separazione dell'affetto dalla rappresentazione.
Condensazione
Si verifica quando un elemento del sogno (tema, persona, ecc.) ne raggruppa molti, per esempio un personaggio del sogno può condensare caratteristiche di più personaggi, il che vuol dire che il sogno manifesto costituisce una versione molto condensata dei pensieri, sensazioni e desideri che compongono il contenuto onirico latente.
Identificazione
Il sognatore può identificarsi in altre persone attribuendo loro sentimenti o facendogli assumere comportamenti che egli si vieta pur desiderandoli.
Ambivalenza
Il farsi sostituire in sogno da un altro personaggio mette anche in luce la propria ambivalenza riguardo ad alcuni desideri, per esempio sessuali. Il conflitto tra desiderio e sentimento di colpa ad esso associato viene così risolto con una soluzione di compromesso.
Buona notte e.. buon viaggio!
06 maggio 2010
Luci della ribalta...
Che bella la città di notte, i neon delle insegne danno “vita” alle vie tenebrose, da lontano sembra proprio che le case scrutino il buio con i propri occhi, la notte non ha più lo scettro da padrona, la luna è relegata a dar chiarore solo alle campagne e l’uomo è più sicuro di se stesso. Già, cosa faremmo senza la luce? Ormai, l’uomo sfrutta l’energia elettrica in ogni campo e, per fortuna, l’unica forza naturale che può farci rimanere allo scuro (temporaneamente) è il maltempo. Si, è vero, però come fargliene una colpa, infatti, in una notte buia, lui con i suoi tuoni e i suoi fulmini, ha fatto compagnia all’appena nato inventore della corrente alternata e non solo, un genio che ha donato all’umanità il suo sapere: Nikola Tesla. Cosa ha fatto l’umanità per quest’uomo? Gli ha riservato il più grande dei riconoscimenti: l’ha dimenticato! Una cosa è certa, pochissimi sanno da chi era composta la "creme" della società in quel periodo ma molti sanno chi è Nikola Tesla. Alla faccia degli snob… Ecco il suo parere sull’argomento:
“Lasciamo che il futuro dica la Verità, e giudichiamo ciascuno secondo la propria opera e gli obiettivi. Il presente è loro; il futuro, per il quale ho realmente lavorato, è mio”. (Nikola Tesla) pag. 139
04 maggio 2010
Per aspera ad veritatem...
«Poi che per grazia vuol che tu t'affronti lo nostro Imperadore, anzi la morte, ne l'aula più secreta co' suoi conti, sì che, veduto il ver di questa corte, la spene, che là giù bene innamora, in te e in altrui di ciò conforte, di' quel ch'ell'è, di' come se ne 'nfiora la mente tua, e dì onde a te venne». Così seguì 'l secondo lume ancora. E quella pia che guidò le penne de le mie ali a così alto volo, a la risposta così mi prevenne: «La Chiesa militante alcun figliuolo non ha con più speranza, com'è scritto nel Sol che raggia tutto nostro stuolo: però li è conceduto che d'Egitto vegna in Ierusalemme per vedere, anzi che 'l militar li sia prescritto. Li altri due punti, che non per sapere son dimandati, ma perch'ei rapporti quanto questa virtù t'è in piacere, a lui lasc'io, ché non li saran forti né di iattanza; ed elli a ciò risponda, e la grazia di Dio ciò li comporti». Come discente ch'a dottor seconda pronto e libente in quel ch'elli è esperto, perché la sua bontà si disasconda, «Spene», diss'io, «è uno attender certo de la gloria futura, il qual produce grazia divina e precedente merto. Da molte stelle mi vien questa luce; ma quei la distillò nel mio cor pria che fu sommo cantor del sommo duce. D.C. - Paradiso, Canto XXV, Versi 40 - 72
03 maggio 2010
01 maggio 2010
Tracce di "luci spente"...
In passato, ho sfiorato l’argomento dei crop circle perché ero incuriosito dai disegni geometrici che comparivano in una sola notte nei campi di grano di tutto il mondo. Un giorno, mentre stavo guardando le moltissime foto disponibili nel web, mi cade l’occhio su una di queste che riportava un cerchio fatto il 19 giugno del 2000 in inghilterra e precisamente a Southfield nel Wiltshire. Questa raffigurazione, a differenza di tantissime altre, ha qualcosa di particolare. Lungi da me l’idea che sia una grande “scoperta” ma sta di fatto che ha attirato la mia attenzione. Se la si osserva attentamente, infatti, si può notare una sfera che giace sul fianco della forma impressa nel grano (in alto). Fermo restando che in queste situazioni i ricercatori di notorietà e i buontemponi si moltiplicano come conigli, la cosa strana è che nessuno ne ha mai parlato. Ho fatto una minuziosa ricerca su molte documentazioni che trattano la materia ma nulla è emerso. Davvero molto strano, sono state fatte addirittura delle trasmissioni televisive per dire di tutto e di più ma di questa sfera niente. Allora mi viene pensato: o, che nessuno se n’è accorto o, che chi poteva parlare ha ricevuto l’ordine di tacere, infatti, anche se fosse una bufala, se ne sarebbe sicuramente parlato da qualche parte. Comunque questa è la foto, chi vuole può ingrandirla con programmi specifici.. (pag. 113)
Infatti, Teniers "diceva" di più...
"non ci può essere dubbio che la presenza di residui non chiariti di significato è un ostacolo al godimento dell'arte. Per quanto grande sia la soddisfazione visiva suscitata da un dipinto, essa non può essere perfetta fin tanto che lo spettatore è assillato dal sospetto che nel dipinto ci sia di più di quello che il suo occhio vede. In letteratura lo stesso tipo di imbarazzo può essere prodotto dalla poesia di Spenser, di Chapman o perfino di Shakespeare, in un lettore al quale si sia consigliato di abbandonarsi alla musica dei versi senza preoccuparsi di capire o no ogni singolo verso. È dubbio che questo atteggiamento possa durare a lungo senza ottundere il godimento estetico, per quanto giustificato esso sia come approccio preliminare. (Misteri pagani nel rinascimento - Edgar Wind )
Occhi puntati sul dipinto di Guercino...
"Dico che, sì come nel primo capitolo è narrato, questa sposizione conviene essere litterale e allegorica. E a ciò dare a intendere, si vuol sapere che le scritture si possono intendere e deonsi esponere massimamente per quattro sensi. L'uno si chiama litterale, [e questo è quello che non si stende più oltre che la lettera de le parole fittizie, sì come sono le favole de li poeti. L'altro si chiama allegorico,] e questo è quello che si nasconde sotto 'l manto di quelle favole, ed è una veritade ascosa sotto bella menzogna: sì come quando dice Ovidio che Orfeo facea con la cetera mansuete le fiere, e li arbori e le pietre a sé muovere; che vuol dire che lo savio uomo con lo strumento della sua voce fa[r]ia mansuescere e umiliare li crudeli cuori, e fa[r]ia muovere a la sua volontade coloro che non hanno vita di scienza e d'arte: e coloro che non hanno vita ragionevole alcuna sono quasi come pietre. E perché questo nascondimento fosse trovato per li savi, nel penultimo trattato si mostrerrà. Veramente li teologi questo senso prendono altrimenti che li poeti; ma però che mia intenzione è qui lo modo de li poeti seguitare, prendo lo senso allegorico secondo che per li poeti è usato. Lo terzo senso si chiama morale, e questo è quello che li lettori deono intentamente andare appostando per le scritture, ad utilitade di loro e di loro discenti: sì come appostare si può ne lo Evangelio, quando Cristo salio lo monte per transfigurarsi, che de li dodici Apostoli menò seco li tre; in che moralmente si può intendere che a le secretissime cose noi dovemo avere poca compagnia. Lo quarto senso si chiama anagogico, cioè sovrasenso; e questo è quando spiritualmente si spone una scrittura, la quale ancora [sia vera] eziandio nel senso litterale, per le cose significate significa de le superne cose de l'etternal gloria, sì come vedere si può in quello canto del Profeta che dice che, ne l'uscita del popolo d'Israel d'Egitto, Giudea è fatta santa e libera. Ché avvegna essere vero secondo la lettera sia manifesto, non meno è vero quello che spiritualmente s'intende, cioè che ne l'uscita de l'anima dal peccato, essa sia fatta santa e libera in sua potestate. E in dimostrar questo, sempre lo litterale dee andare innanzi, sì come quello ne la cui sentenza li altri sono inchiusi, e senza lo quale sarebbe impossibile ed inrazionale intendere a li altri, e massimamente a lo allegorico." (De vulgari eloquentia - Dante Alighieri)
30 aprile 2010
Il potere rende "ciechi"...
Già era in loco onde s'udìa 'l rimbombo de l'acqua che cadea ne l'altro giro, simile a quel che l'arnie fanno rombo, quando tre ombre insieme si partiro, correndo, d'una torma che passava sotto la pioggia de l'aspro martiro. Venian ver me, e ciascuna gridava: «Sòstati tu ch'a l'abito ne sembri esser alcun di nostra terra prava». Qual sogliono i campion far nudi e unti, avvisando lor presa e lor vantaggio, prima che sien tra lor battuti e punti, così rotando, ciascuno il visaggio drizzava a me, sì che 'n contraro il collo faceva ai piè continuo viaggio. Poi cominciai: «Non dispetto, ma doglia la vostra condizion dentro mi fisse, tanta che tardi tutta si dispoglia, tosto che questo mio segnor mi disse parole per le quali i' mi pensai che qual voi siete, tal gente venisse. D.C. - Inferno, Canto XVI, Versi Versi 1 – 9; 22 – 27 e 52 - 57.
29 aprile 2010
Abilità mentale...
Io vidi un, fatto a guisa di leuto, pur ch'elli avesse avuta l'anguinaia tronca da l'altro che l'uomo ha forcuto. La grave idropesì, che sì dispaia "E' pur convien che novità risponda" dicea fra me medesmo "al novo cenno che'l maestro con l'occhio sì seconda". Noi repetiam Pigmalion allotta, O superbi cristian, miseri lassi, che, de la vista de la mente infermi, fidanza avete ne' retrosi passi, non v'accorgete voi che noi siam vermi nati a formar l'angelica farfalla, che vola a la giustizia sanza schermi? D. C. - Inferno, Canto 30, Versi 49 – 52 e Canto 16, Versi 115 – 117; Purgatorio, Canto 20, Versi 103 e Canto 10, Versi 121 – 126.
26 aprile 2010
Roma, Vernissage di sabato 24 aprile 2010 Il poeta che "scrive" con il pennello...
Michele Sabatino è nato a Castellammare di Stabia in provincia di Napoli, un luogo di indubbia bellezza ma allo stesso tempo molto difficile, anche se sensibile verso chi esprime delle doti talentuose. Fin da piccolo ha avuto la passione della pittura, per ovvi motivi però, si è dovuto orientare verso altri settori, si laurea a pieni voti presso la facoltà di architettura dell’università Federico II di Napoli mantenendo in cuor suo la volontà di realizzare il suo sogno. Per dare seguito ai suoi studi ed affermarsi come architetto, si trasferisce nella città felliniana dove tutt’ora risiede e svolge questa professione con grande umiltà, convogliando nella stessa il suo estro del tutto unico. Per anni il suo talento rimane sopito nel suo cuore anche per motivi pratici ma, si sa, tutto si può contenere tranne la spinta comunicativa che proviene dall’anima e, difatti, negli ultimi tempi eccola riemergere prepotentemente. Molto attento al suo richiamo artitistico, Michele Sabatino inizia a dar “voce” alla sua energia interiore, combinando nel modo migliore le sue attività. Pittore autodidatta, artisticamente acuto osservatore di forme e spazi, acquisisce subito una padronanza dei colori, che gli permette una comunicazione immediata con le persone, al di la del significato recondito che possono esprimere i suoi dipinti astratti. Una simbiosi di forme, ben amalgamate che rappresentano gli stati d’animo dell’artista, con il proprio essere rappresentato dal colore dello sfondo, che da vita ad uno scontro-incontro con il suo subconscio in conflitto con il mondo circostante sempre più distante dalla sua dimensione interiore. Nella vastità delle espressioni che possono manifestarsi in periodi diversi del suo percorso personale, c’è un monito ricorrente rivolto alla società, troppo spesso assorta a contemplare un dio denaro che offre solo il potere materiale senza soffermarsi sulla spiritualità, rivolgendo poca attenzione alle proprie risorse e necessità. La sua ispirazione è dettata dalle sue sensazioni e dal suo istinto, in alcuni dei suoi ultimi quadri, si possono notare delle influenze di alcuni pittori come Mirò, Picasso e Van Gogh ma, nel pieno rispetto dei grandi maestri del passato, Michele Sabatino per il momento non è catalogabile in nessun “ismo” e, come da lui stesso dichiarato in alcune interviste, si può definire un “neoespressionista astratto”. Io personalmente, non sono stato mai attratto dall’arte espressa nei dipinti, in quanto la ritenevo troppo lontana dalla mia cultura personale ma la vista di queste forme stravaganti e colorate anno attirato la mia attenzione, tanto che, per capire meglio cosa mi affascinava di queste opere, ho intrapreso un cammino che ritenevo molto improbabile terminare, cioè seguire attentamente la loro sinuosità, per capire lo stato d’animo dell’autore. Andando avanti ho capito una cosa molto importante, non era l’arte ad essere lontana da me ma, al contrario, ero io che la evitavo perché non sapevo osservare. Ebbene si, questo per me è Michele Sabatino, un pittore che oltre saper dipingere, sa anche comunicare con i suoi quadri, il proprio percorso introspettivo mettendolo in risalto con i giusti colori che mostrano la sincerità con cui mette a nudo la propria anima. Con questo voglio ringraziare i promotori della mostra: il Prof. Antonio Restivo e l’associazione culturale Spaziodarte che mi hanno permesso di avvicinare la sensibilità di questo artista. Un ringraziamento particolare va alla sig.ra Viviana Tavormina, che cura diversi settori dedicati al pittore svolgendo un ruolo fondamentale nella promozione delle sue opere. (Massimo Maravalli)
25 aprile 2010
Il colore che rappresenta la speranza...
Carissimi, la non curanza dello Stato di abbandono di questo nostro giardino da parte dei giardinieri incaricati, sta permettendo all’erba di crescere in modo incondizionato favorendo l’ingresso e la nidificazione di molti insetti. In più di un'occasione sono stati avvistati rettili molto pericolosi come i ramarri e le vipere. Come osservo questo degrado, percepisco la paura di attraversarlo proprio per il timore di fare qualche brutto incontro. Ma questi giardinieri a cui stiamo dando dei bei soldini perché non curano il nostro prato e le nostre piante? Dicono che ci vuole tempo per farlo risplendere e, per fare questo occorre molto concime, molti prodotti per non rovinare le piante da frutti, molta cura e attenzione per far rinforzare le radici, senza considerare il fatto che far sfogare la loro crescita permetterà di avere un giardino molto più bello e modellato secondo i nostri gusti. Sento molte lamentele in giro, il mio giardino è sempre ridotto in pessimo stato. Cosa significa? Secondo me che i giardinieri ci stanno prendendo per il culo. Riprendiamoci il nostro giardino e rimandiamoli a casa!
17 aprile 2010
Vendetta emotiva, perdono certo...
Quel traditor che vede pur con l'uno, e tien la terra che tale qui meco vorrebbe di vedere esser digiuno, farà venirli a parlamento seco; poi farà sì, ch'al vento di Focara non sarà lor mestier voto né preco». E io a lui: «Dimostrami e dichiara, se vuo' ch'i' porti sù di te novella, chi è colui da la veduta amara». Allor puose la mano a la mascella d'un suo compagno e la bocca li aperse, gridando:«Questi è desso, e non favella. Questi, scacciato, il dubitar sommerse in Cesare, affermando che 'l fornito sempre con danno l'attender sofferse». Oh quanto mi pareva sbigottito con la lingua tagliata ne la strozza Curio, ch'a dir fu così ardito! E un ch'avea l'una e l'altra man mozza, levando i moncherin per l'aura fosca, sì che 'l sangue facea la faccia sozza, gridò: «Ricordera'ti anche del Mosca, che disse, lasso!, "Capo ha cosa fatta", che fu mal seme per la gente tosca». E io li aggiunsi: «E morte di tua schiatta»; per ch'elli, accumulando duol con duolo, sen gio come persona trista e matta. Ma io rimasi a riguardar lo stuolo, e vidi cosa, ch'io avrei paura, sanza più prova, di contarla solo; se non che coscienza m'assicura, la buona compagnia che l'uom francheggia sotto l'asbergo del sentirsi pura. D. C. - Inferno, Canto XXVIII, Versi 85 – 102 e 103 - 117
16 aprile 2010
La paura tende ad ingigantire gli altri...
Dopo la dolorosa rotta, quando Carlo Magno perdé la santa gesta, non sonò sì terribilmente Orlando. Poco portai in là volta la testa, che me parve veder molte alte torri; ond'io:«Maestro, di', che terra è questa?». Ed elli a me:«Però che tu trascorri per le tenebre troppo da la lungi, avvien che poi nel maginare abborri. Tu vedrai ben, se tu là ti congiungi, quanto 'l senso s'inganna di lontano; però alquanto più te stesso pungi». Poi caramente mi prese per mano, e disse:«Pria che noi siamo più avanti, acciò che 'l fatto men ti paia strano, sappi che non son torri, ma giganti, e son nel pozzo intorno da la ripa da l'umbilico in giuso tutti quanti».
Come quando la nebbia si dissipa, lo sguardo a poco a poco raffigura ciò che cela 'l vapor che l'aere stipa, così forando l'aura grossa e scura, più e più appressando ver' la sponda, fuggiemi errore e cresciemi paura; però che come su la cerchia tonda Montereggion di torri si corona, così la proda che 'l pozzo circonda torreggiavan di mezza la persona li orribili giganti, cui minaccia Giove del cielo ancora quando tuona. E io scorgeva già d'alcun la faccia, le spalle e 'l petto e del ventre gran parte, e per le coste giù ambo le braccia. Divina Commedia - Inferno, Canto XXXI, Versi 16 - 48
L'invidia vaga anche tra le ferme mura...
La prima voce che passò volando "Vinum non habent" altamente disse, e dietro a noi l'andò reiterando. E prima che del tutto non si udisse per allungarsi, un'altra "I' sono Oreste" passò gridando, e anco non s'affisse. «Oh!», diss'io, «padre, che voci son queste?». E com'io domandai, ecco la terza dicendo: "Amate da cui male aveste". E 'l buon maestro:«Questo cinghio sferza la colpa de la invidia, e però sono tratte d'amor le corde de la ferza. Lo fren vuol esser del contrario suono; credo che l'udirai, per mio avviso, prima che giunghi al passo del perdono. Ma ficca li occhi per l'aere ben fiso, e vedrai gente innanzi a noi sedersi, e ciascuno è lungo la grotta assiso». Allora più che prima li occhi apersi; guarda'mi innanzi, e vidi ombre con manti al color de la pietra non diversi. A me pareva, andando, fare oltraggio, veggendo altrui, non essendo veduto: per ch'io mi volsi al mio consiglio saggio. Ben sapev'ei che volea dir lo muto; e però non attese mia dimanda, ma disse:«Parla, e sie breve e arguto». Volsimi a loro e «O gente sicura», incominciai, «di veder l'alto lume che 'l disio vostro solo ha in sua cura, se tosto grazia resolva le schiume di vostra coscienza sì che chiaro per essa scenda de la mente il fiume, ditemi, ché mi fia grazioso e caro, s'anima è qui tra voi che sia latina; e forse lei sarà buon s'i' l'apparo». «O frate mio, ciascuna è cittadina d'una vera città; ma tu vuo' dire che vivesse in Italia peregrina». Questo mi parve per risposta udire più innanzi alquanto che là dov'io stava, ond'io mi feci ancor più là sentire. D. C. - Purgatorio, Canto XIII, Versi 28 – 48; 73 – 78 e 85 – 99.
09 aprile 2010
Pansessualismo (per Splendorina)
Spesso isolato di fronte agli oppositori come ai suoi allievi, irriso dagli ambienti scientifici ufficiali viennesi, il fondatore della psicoanalisi ha operato una vera rivoluzione all’inizio del XX secolo con la “scoperta” dell’inconscio, attraverso l’interpretazione dei sogni come anche dei motti di spirito, con la rivelazione dell’importanza della sessualità nella vita psichica tanto normale che patologica e con la sua teoria del modo di funzionamento della vita psichica in generale. Freud concepì rapidamente l’idea che il trauma (termine ch’egli introdusse nel linguaggio corrente, originato dal tedesco Traum, sogno) primigenio era sempre d’ordine sessuale, fatto che Breuer, recalcitrante, non volle accettare. Charcot ne aveva avuto l’intuizione, senza tuttavia soffermarvisi. Freud seppe trarre le dovute conseguenze. Sorprendenti per l’epoca, di quest’osservazione. Poneva così le fondamenta del suo particolare determinismo psichico, ossia la convinzione che ogni atto della nostra vita psichica (una dimenticanza, un lapsus, un motto di spirito etc..) ha da essere messo in connessione con i dati nascosti della nostra psiche (inconscio) e questa con la nostra vita sessuale fai dai primi atti della vita neonatale. Nel 1896, Freud pronunciò una conferenza intitolata “l’eziologia sessuale dell’isteria”, che fece nuovamente scandalo. Era nato il pansessualismo freudiano – l’accusa invero che gli venne sempre rivolta e che non era distante dal cogliere il nucleo profondo della sua teoresi scientifica, ossia che molti disagi psichici degli individui hanno un’origine sessuale ad essi ignota a livello conscio (inconscio). (da internet…).
05 aprile 2010
Tu chiamale se vuoi... emozioni.
La vita umana è l’unica cosa degna di studio. Niente ha valore paragonato ad essa. È bensì vero che non si può indagare la vita nel suo strano crogiolo di dolore e di diletto mettendosi sul viso una maschera di vetro, ne si può impedire ai fumi di zolfo che ne emanano, di turbare il cervello, alterando l’immaginazione con fantasie mostruose e con sogni deformi. Vi sono veleni tanto sottili, che per conoscerne le proprietà occorre subirne gli effetti. Vi sono malattie così strane che per intenderne la natura bisogna contrarle. Eppure quanto è grande il premio di questo studio! Quante meraviglie impariamo a vedere nel mondo! Questo studio ci dimostra la curiosa e dura logica della passione e la vita colorita e sensibile dell’intelletto; impariamo a discernere il punto nel quale esse si congiuncono ed il punto nel quale si dividono, dove si trovano all’unisono e dove subentra il disaccordo e questo costituisce il diletto. Che importa il prezzo, non si può mai pagare troppo cara una qualsiasi sensazione. (Oscar Wilde)
Stupore infantile
Eroe è colui che osserva il mondo con gli occhi di un bambino, e con la saggezza di un adulto capisce che è suo compito cambiarlo.
Il mondo è diventato un'abitudine... noi tutti impieghiamo anni e anni per abituarci al mondo. Basta osservare i bambini. Il mondo circostante li colpisce a tal punto che quasi non credono ai loro occhi. È per questo che continuano a puntare il dito a destra e a sinistra, e a fare domande su qualsiasi cosa capiti loro di vedere. Per noi adulti è diverso. Abbiamo visto tutto tante volte che finiamo col dare la realtà per scontata.
Un bambino guardò una stella e si mise a piangere.
La stella disse:
"Bambino perchè piangi?"
Allora il bambino disse:
"Sei così lontana non potrò mai toccarti."
La stella rispose:
"Bambino se io non fossi già nel tuo cuore tu non potresti vedermi..."
Penso che dobbiamo insegnare ai bambini l'importanza degli altri, e che il loro mondo non può crescere e progredire senza accettarne altri. Più sono numerosi i mondi che accettano - tutti mondi unici - più possono diventare... qualcosa di più. (da internet)
Il velo che copre la luce...
Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la pone sotto un letto; la pone invece su un lampadario, perché chi entra veda la luce. Non c'è nulla di nascosto che non debba essere manifestato, nulla di segreto che non debba essere conosciuto e venire in piena luce. Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha sarà dato, ma a chi non ha sarà tolto anche ciò che crede di avere". (Dal Vangelo secondo Luca Cap. 8 16-18)
PANURGISMO (la patologia degli "impensierati").
Opera del grande Jossot, notevole esempio di personalità libera ed originale. Un artista poco noto persino nella sua colta patria. Il titolo del presente numero di L'Assiette au Beurre, Panurgimo, deriva dal nome di un celebre personaggio di Rabelais, Panurge, amico del gigante Pantagruele. In Francia il termine è noto pur essendo poco usato perché di derivazione letteraria e potrebbe essere perfettamente reso in traduzione con "pecorismo". Infatti, nel quarto libro, del romanzo Pantagruele, affinché un gregge di pecore si getti in mare da un battello, Panurge ne scaraventa uno in acqua, l'esempio di quell'unica pecora è immediatamente seguito ciecamente dall'intero gregge. Con questa espressione quindi, il nostro caustico Jossot, intendeva evidenziare e denunciare l'atteggiamento di accettazione nelle opinioni come nei comportamenti della massa di caproni umani: molto attuale quindi, quasi archetipico direi... Per quanto mi è dato di capire, credo proprio che il personaggio di spalle della vignetta 14 del libro, criticato da un gruppo di proletari perché non facente parte di nessun gruppo organizzato di anarchici e che si crede invece tale, sia proprio lo stesso Jossot, che quando poteva non risparmiava le sue pungenti frecciate critiche anche ai suoi compagni di fede. Credo anche che l'ultima tavola, rappresentante un giovane Jossot, o un tizio che ha alcuni dei suoi tratti e che allegro confessa al lettore di avere contro l'intera opinione pubblica, non sia altri che un altro autoritratto caricaturale dello stesso Jossot che, in quanto ad indipendenza ideologica e militante, era un autentico maestro. (da internet)
02 aprile 2010
La raccolta delle mele che sanno di f...
Michelangelo Buonarroti,
Adamo ed Eva ritratti nella volta della Cappella Sistina (1508-1512)
La verità e la fonte
Adamo ed Eva ritratti nella volta della Cappella Sistina (1508-1512)
La verità e la fonte
26 marzo 2010
"Noi ci siamo" di Michele Sabatino
Questo quadro nasce dalla voglia di dimostrare che non siamo finiti, laddove sembrava che tutto dovesse andare per forza di cose storto; allora nascono i simboli, nasce tutto un movimento attraverso il quale voglio esprimere un profondo disagio prima e una profonda ammirazione poi per i maestri; in questi ho trovato dei riferimenti: mi riferisco agli “spagnoli” che mi hanno sempre profondamente impressionato, Ho voluto dare una linea fortemente figurativa rispetto agli altri quadri ma non sufficientemente reale per spiegare quello che può essere rappresentato, per questo ancora una volta sono stato fortemente istintivo nelle descrizioni per lasciare un senso di sospeso che può essere colmato da colui che guarda, un senso di incompiuto per intereagire con l’osservatore, Tanti riferimenti agli animali,tipo bestiario è voluto: serpenti, draghi, lucertole, tentacoli colorati, uccelli, è il mio immaginario di questi tempi. ( http://michelesabatino.wordpress.com/ )
21 marzo 2010
20 marzo 2010
Il verso dell'orizzonte...
Con questa distinzion prendi 'l mio detto; e così puote star con quel che credi del primo padre e del nostro Diletto. E questo ti sia sempre piombo a' piedi, per farti mover lento com'uom lasso e al sì e al no che tu non vedi: ché quelli è tra li stolti bene a basso, che sanza distinzione afferma e nega ne l'un così come ne l'altro passo; perch'elli 'ncontra che più volte piega l'oppinion corrente in falsa parte, e poi l'affetto l'intelletto lega. Onde, se ciò ch'io dissi e questo note, regal prudenza è quel vedere impari in che lo stral di mia intenzion percuote; e se al "surse" drizzi li occhi chiari, vedrai aver solamente respetto ai regi, che son molti, e' buon son rari. Divina Commedia - Paradiso, Canto XIII, Versi 109-120;103-108
09 marzo 2010
L'importanza delle chiacchiere...
Le parole rivelano il cuore
Se prendete un albero buono, anche il suo frutto sarà buono; se prendete un albero cattivo, anche il suo frutto sarà cattivo: dal frutto infatti si conosce l'albero. Razza di vipere, come potete dire cose buone, voi che siete cattivi? Poiché la bocca parla dalla pienezza del cuore. L'uomo buono dal suo buon tesoro trae cose buone, mentre l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae cose cattive. Ma io vi dico che di ogni parola infondata gli uomini renderanno conto nel giorno del giudizio; poiché in base alle tue parole sarai giustificato e in base alle tue parole sarai condannato». Dal Vangelo secondo Matteo, Cap. 12/33-37
04 marzo 2010
Traguardi pericolosi
Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vorrà salvare la propria vita,la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, lasalverà. Che giova all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se stesso?
Chi si vergognerà di me e delle mie parole, di lui si vergognerà il Figlio dell'uomo, quando verrà nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi. (Condizioni per seguire Gesù, dal Vangelo secondo Luca cap. 9/23-26)
28 febbraio 2010
La nomea vincerà sulla fama
«Beati voi poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
perché sarete saziati.
Beati voi che ora piangete,
perché riderete.
Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v'insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell'uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti. Discorso inaugurale. Le Beatitudini - Vangelo secondo Luca; Cap. 6; 20-23
27 febbraio 2010
Meditare per capire il contrario... (per Doris)
Ma a voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. Dà a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo. Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro. Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo; perché egli è benevolo verso gl'ingrati e i malvagi. L'amore per i nemici; Vangelo secondo Luca Cap. 6-27-35.
La donna padrona della femmina...
Giunto mi vidi ove mirabil cosa mi torse il viso a sé; e però quella
cui non potea mia cura essere ascosa, volta ver' me, sì lieta come bella, «Drizza la mente in Dio grata», mi disse, «che n'ha congiunti con la prima stella». Parev'a me che nube ne coprisse lucida, spessa, solida e pulita, quasi adamante che lo sol ferisse.
Per entro sé l'etterna margarita ne ricevette, com'acqua recepe raggio di luce permanendo unita. S'io era corpo, e qui non si concepe com'una dimensione altra patio, ch'esser convien se corpo in corpo repe, accender ne dovrìa più il disio di veder quella essenza in che si vede come nostra natura e Dio s'unio. Lì si vedrà ciò che tenem per fede, non dimostrato, ma fia per sé noto a guisa del ver primo che l'uom crede. Io rispuosi: «Madonna, sì devoto com'esser posso più, ringrazio lui lo qual dal mortal mondo m'ha remoto. Ma ditemi: che son li segni bui
di questo corpo, che là giuso in terra fan di Cain favoleggiare altrui?». Ella sorrise alquanto, e poi «S'elli erra l'oppinion», mi disse, «d'i mortali dove chiave di senso non diserra, certo non ti dovrien punger li strali d'ammirazione omai, poi dietro ai sensi vedi che la ragione ha corte l'ali. Ma dimmi quel che tu da te ne pensi». E io:«Ciò che n'appar qua sù diverso
credo che fanno i corpi rari e densi». Ed ella:«Certo assai vedrai sommerso nel falso il creder tuo, se bene ascolti l'argomentar ch'io li farò avverso. La spera ottava vi dimostra molti lumi, li quali e nel quale e nel quanto notar si posson di diversi volti. Se raro e denso ciò facesser tanto, una sola virtù sarebbe in tutti, più e men distributa e altrettanto. Virtù diverse esser convegnon frutti di princìpi formali, e quei, for ch'uno,
seguiterìeno a tua ragion distrutti. Ancor, se raro fosse di quel bruno cagion che tu dimandi, o d'oltre in parte fora di sua materia sì digiuno esto pianeto, o, sì come comparte lo grasso e 'l magro un corpo, così questo
nel suo volume cangerebbe carte. Se 'l primo fosse, fora manifesto ne l'eclissi del sol per trasparere lo lume come in altro raro ingesto. Questo non è: però è da vedere de l'altro; e s'elli avvien ch'io l'altro cassi,
falsificato fia lo tuo parere. S'elli è che questo raro non trapassi, esser conviene un termine da onde lo suo contrario più passar non lassi; e indi l'altrui raggio si rifonde così come color torna per vetro lo qual di retro a sé piombo nasconde. Or dirai tu ch'el si dimostra tetro ivi lo raggio più che in altre parti, per esser lì refratto più a retro. Da questa instanza può deliberarti esperienza, se già mai la provi, ch'esser suol fonte ai rivi di vostr'arti. D.C. - Paradiso, Canto II, Versi 25 - 30 D.C. - Paradiso, Canto II, Versi 31 - 96
cui non potea mia cura essere ascosa, volta ver' me, sì lieta come bella, «Drizza la mente in Dio grata», mi disse, «che n'ha congiunti con la prima stella». Parev'a me che nube ne coprisse lucida, spessa, solida e pulita, quasi adamante che lo sol ferisse.
Per entro sé l'etterna margarita ne ricevette, com'acqua recepe raggio di luce permanendo unita. S'io era corpo, e qui non si concepe com'una dimensione altra patio, ch'esser convien se corpo in corpo repe, accender ne dovrìa più il disio di veder quella essenza in che si vede come nostra natura e Dio s'unio. Lì si vedrà ciò che tenem per fede, non dimostrato, ma fia per sé noto a guisa del ver primo che l'uom crede. Io rispuosi: «Madonna, sì devoto com'esser posso più, ringrazio lui lo qual dal mortal mondo m'ha remoto. Ma ditemi: che son li segni bui
di questo corpo, che là giuso in terra fan di Cain favoleggiare altrui?». Ella sorrise alquanto, e poi «S'elli erra l'oppinion», mi disse, «d'i mortali dove chiave di senso non diserra, certo non ti dovrien punger li strali d'ammirazione omai, poi dietro ai sensi vedi che la ragione ha corte l'ali. Ma dimmi quel che tu da te ne pensi». E io:«Ciò che n'appar qua sù diverso
credo che fanno i corpi rari e densi». Ed ella:«Certo assai vedrai sommerso nel falso il creder tuo, se bene ascolti l'argomentar ch'io li farò avverso. La spera ottava vi dimostra molti lumi, li quali e nel quale e nel quanto notar si posson di diversi volti. Se raro e denso ciò facesser tanto, una sola virtù sarebbe in tutti, più e men distributa e altrettanto. Virtù diverse esser convegnon frutti di princìpi formali, e quei, for ch'uno,
seguiterìeno a tua ragion distrutti. Ancor, se raro fosse di quel bruno cagion che tu dimandi, o d'oltre in parte fora di sua materia sì digiuno esto pianeto, o, sì come comparte lo grasso e 'l magro un corpo, così questo
nel suo volume cangerebbe carte. Se 'l primo fosse, fora manifesto ne l'eclissi del sol per trasparere lo lume come in altro raro ingesto. Questo non è: però è da vedere de l'altro; e s'elli avvien ch'io l'altro cassi,
falsificato fia lo tuo parere. S'elli è che questo raro non trapassi, esser conviene un termine da onde lo suo contrario più passar non lassi; e indi l'altrui raggio si rifonde così come color torna per vetro lo qual di retro a sé piombo nasconde. Or dirai tu ch'el si dimostra tetro ivi lo raggio più che in altre parti, per esser lì refratto più a retro. Da questa instanza può deliberarti esperienza, se già mai la provi, ch'esser suol fonte ai rivi di vostr'arti. D.C. - Paradiso, Canto II, Versi 25 - 30 D.C. - Paradiso, Canto II, Versi 31 - 96
21 febbraio 2010
Il coraggio della verità...
Giù per lo mondo sanza fine amaro, e per lo monte del cui bel cacume li occhi de la mia donna mi levaro, e poscia per lo ciel, di lume in lume, ho io appreso quel che s'io ridico, a molti fia sapor di forte agrume; e s'io al vero son timido amico, temo di perder viver tra coloro che questo tempo chiameranno antico». La luce in che rideva il mio tesoro ch'io trovai lì, si fé prima corusca, quale a raggio di sole specchio d'oro; indi rispuose: «Coscienza fusca o de la propria o de l'altrui vergogna pur sentirà la tua parola brusca. Ma nondimen, rimossa ogne menzogna, tutta tua vision fa manifesta; e lascia pur grattar dov'è la rogna. Ché se la voce tua sarà molesta nel primo gusto, vital nodrimento lascerà poi, quando sarà digesta. Questo tuo grido farà come vento, che le più alte cime più percuote; e ciò non fa d'onor poco argomento. Però ti son mostrate in queste rote, nel monte e ne la valle dolorosa pur l'anime che son di fama note, che l'animo di quel ch'ode, non posa né ferma fede per essempro ch'aia la sua radice incognita e ascosa, né per altro argomento che non paia». D.C. - Paradiso, Canto XVII, Versi 112 - 142
11 febbraio 2010
La sconfitta della vittoria...
Achitofèl non fé più d'Absalone e di Davìd coi malvagi punzelli. Perch'io parti' così giunte persone, partito porto il mio cerebro, lasso! Dal suo principio ch'è in questo troncone. Così s'osserva in me lo contrapasso». La molta gente e le diverse piaghe avean le luci mie sì inebriate, che de lo stare a piangere eran vaghe. Un mi disse: «Che pur guate? perché la vista tua pur si soffolge là giù tra l'ombre triste smozzicate? Tu non hai fatto sì a l'altre bolge; pensa, se tu annoverar le credi, che miglia ventidue la valle volge. E già la luna è sotto i nostri piedi: lo tempo è poco omai che n'è concesso, e altro è da veder che tu non vedi». «Se tu avessi», rispuos'io appresso, «atteso a la cagion perch'io guardava, forse m'avresti ancor lo star dimesso». Parte sen giva, e io retro li andava, lo duca, già faccendo la risposta, e soggiugnendo:«Dentro a quella cava dov'io tenea or li occhi sì a posta, credo ch'un spirto del mio sangue pianga la colpa che là giù cotanto costa». D.C. - Inferno, Canto XXVIII, Versi 137 – 142 e Canto XXIX versi 1 e 21
06 febbraio 2010
Miserere...
Or drizza il viso a quel ch'or si ragiona: questa natura al suo fattore unita, qual fu creata, fu sincera e buona; ma per sé stessa pur fu ella sbandita di paradiso, però che si torse da via di verità e da sua vita. La pena dunque che la croce porse s'a la natura assunta si misura, nulla già mai sì giustamente morse; e così nulla fu di tanta ingiura, guardando a la persona che sofferse, in che era contratta tal natura. Solo il peccato è quel che la disfranca e falla dissìmile al sommo bene, per che del lume suo poco s'imbianca; e in sua dignità mai non rivene, se non riempie, dove colpa vòta, contra mal dilettar con giuste pene. Vostra natura, quando peccò tota nel seme suo, da queste dignitadi, come di paradiso, fu remota; né ricovrar potiensi, se tu badi ben sottilmente, per alcuna via, sanza passar per un di questi guadi: o che Dio solo per sua cortesia dimesso avesse, o che l'uom per sé isso avesse sodisfatto a sua follia. Ficca mo l'occhio per entro l'abisso de l'etterno consiglio, quanto puoi al mio parlar distrettamente fisso. Non potea l'uomo ne' termini suoi mai sodisfar, per non potere ir giuso con umiltate obediendo poi, quanto disobediendo intese ir suso; e questa è la cagion per che l'uom fue da poter sodisfar per sé dischiuso. D.C. - Paradiso, Canto VII, Versi 34 – 45 e 79 - 102
02 febbraio 2010
Immagini per ciechi e parole pe sordi...
Trema forse più giù poco o assai; ma per vento che n'terra si nasconda, non so come, qua sù non tremò mai. Tremaci quando alcuna anima monda sentesi, si che surga o che si mova per dalir sù; e tal grido seconda. De la mondizia sol voler far prova, che, tutto libero e mutar convento, l'alma sorprende, e di voler le giova. Prima vuol ben, ma non lascia il talento che divina giustizia, contra voglia, come fu al peccar, pone al tormento. Però sentisti il tremoto e li pii spiriti per lo monte render lode a quel segnor, che tosto sù li 'nvii. Così ne disse; e però ch'el si gode tanto del ber quant'è grande la sete. Non saprei dir quant'el mi fece prode. E 'l savio duca: Omai veggio la rete che quì v'impiglia e come si scalappia, perchè ci trema e di che congaudete. D.C. -Purgatorio, Canto XXI, Versi 55-66 e 70-78
11 dicembre 2009
Seguir la dritta via "Per aspera ad veritatem"...
«Maestro mio», diss'io, «che via faremo?». Ed elli a me:«Nessun tuo passo caggia; pur su al monte dietro a me acquista, fin che n'appaia alcuna scorta saggia». Lo sommo er'alto che vincea la vista, e la costa superba più assai che da mezzo quadrante a centro lista. Io era lasso, quando cominciai: «O dolce padre, volgiti, e rimira com'io rimango sol, se non restai». «Figliuol mio», disse, «infin quivi ti tira», additandomi un balzo poco in sùe che da quel lato il poggio tutto gira. Sì mi spronaron le parole sue, ch'i' mi sforzai carpando appresso lui,
tanto che 'l cinghio sotto i piè mi fue. Ond'elli a me:«Se Castore e Poluce fossero in compagnia di quello specchio che sù e giù del suo lume conduce,
tu vedresti il Zodiaco rubecchio ancora a l'Orse più stretto rotare, se non uscisse fuor del cammin vecchio. Come ciò sia, se 'l vuoi poter pensare, dentro raccolto, imagina Siòn con questo monte in su la terra stare sì, ch'amendue hanno un solo orizzòn e diversi emisperi; onde la strada che mal non seppe carreggiar Fetòn, vedrai come a costui convien che vada da l'un, quando a colui da l'altro fianco, se lo 'ntelletto tuo ben chiaro bada». «Certo, maestro mio,», diss'io.- Divina Commedia - Purgatorio, Canto IV, Versi 36 – 51 e 61 - 76
27 novembre 2009
Esercizio per accrescere l'autostima
Leggi lentamente... in silenzio! Leggi e vedrai... e saprai ciò che tutti pensano di te... Ci sono almeno 5 persone in questo mondo che ti amano al punto di morire per te. Ci sono almeno 15 persone che ti amano in un certo modo. La sola ragione per la quale una persona ti odia, è perché vuole essere come te.. Un tuo sorriso fa gioire qualcuno che non ti ama. Tutte le notti, qualcuno pensa a te prima di dormire. Rappresenti il mondo per qualcuno. Se non fosse per te, qualcuno non potrebbe vivere. Sei Speciale ed Unico e la persona di cui ignori l'esistenza ti ama. Quando commetti la più grande sciocchezza, qualcosa di bene proviene da questa. Quando pensi che il mondo ti volta le spalle, osserva bene: sei soprattutto tu che volti le spalle al mondo!!! Quando pensi che tu non hai una possibilità quando non possiedi ciò che vuoi, probabilmente tu non lo avrai. Se credi in te, probabilmente, presto o tardi, tu lo avrai. Ricordati sempre dei complimenti che ricevi. Dimentica le osservazioni cattive. Dì sempre alla gente ciò che consideri a proposito di loro, ti sentirai meglio quando lo sapranno. Nessuno merita le tue lacrime e i tuoi pianti, e colui che li merita veramente non ti farà mai piangere. Se hai un migliore amico, prendi tempo per dirgli ciò che rappresenta per te. Invia questa lettera a tutte le persone che apprezzi, compresa chi te l'ha inviata. Se lo farai, illuminerai il giorno di qualcuno e forse cambierai la sua prospettiva di vita al meglio. Si dice che si prende un minuto per notare una persona speciale, un'ora per apprezzarla, un giorno per amarla, ma si ha in seguito bisogno di tutta una vita per dimenticarla. (…da internet)
Guida negli oceani delle convinzioni...
O voi che siete in piccioletta barca, desiderosi d'ascoltar, seguiti dietro al mio legno che cantando varca, tornate a riveder li vostri liti: non vi mettete in pelago, ché forse, perdendo me, rimarreste smarriti. L'acqua ch'io prendo già mai non si corse; Minerva spira, e conducemi Appollo, e nove Muse mi dimostran l'Orse. Voialtri pochi che drizzaste il collo per tempo al pan de li angeli, del quale vivesi qui ma non sen vien satollo, metter potete ben per l'alto sale vostro navigio, servando mio solco dinanzi a l'acqua che ritorna equale.
Que' gloriosi che passaro al Colco non s'ammiraron come voi farete, quando Iasón vider fatto bifolco. La concreata e perpetua sete del deiforme regno cen portava veloci quasi come 'l ciel vedete. D. C. - Paradiso, Canto II, Versi 1 - 21
26 novembre 2009
Fronzoli di "grande" importanza...
Certo un oggetto può piacere anche per se stesso, per la diversità delle sensazioni gradevoli che ci suscita in una percezione armoniosa; ma ben più spesso il piacere che un oggetto ci procura non si trova nell'oggetto per se medesimo. La fantasia lo abbellisce cingendolo e quasi irraggiandolo d'immagini care. Né noi lo percepiamo più qual esso è, ma così, quasi animato dalle immagini che suscita in noi o che le nostre abitudini vi associano. Nell'oggetto, insomma, noi amiamo quel che vi mettiamo di noi, l'accordo, l'armonia che stabiliamo tra esso e noi, l'anima che esso acquista per noi soltanto e che è formata dai nostri ricordi. (Pirandello)
Scontro finale
“Io porrò inimicizie tra te e la donna tra la tua stirpe e la sua stirpe. Questa ti schiaccerà la testa”... Ecco l’annunzio, fatto nel libro del Genesi (3,15), dell’ostilità tra la Madonna e il diavolo. Commenta S. Luigi Maria da Montfort: “Dio ha fatto e preparato una sola ma irriconciliabile inimicizia, che durerà ed anzi crescerà sino alla fine: l’inimicizia tra Maria, sua degna Madre, e il diavolo, tra i figli e servi della Vergine santa e i figli e seguaci di Lucifero”. Questa inimicizia attraversa tutta la storia dell’umanità, e arriva fino ai giorni nostri quando, per dirla con l’allora cardinale Karol Wojtyla, “ci troviamo di fronte al più grande combattimento che l’umanità abbia mai visto. Siamo oggi davanti alla lotta finale tra la Chiesa e l’anti-Chiesa, tra il Vangelo e l’anti-Vangelo”. E noi, abbiamo capito che siamo in lotta? Sembra proprio di no. Il futuro Papa Giovanni Paolo II rilevava poi con amarezza: “Non penso che la comunità cristiana l’abbia compreso totalmente”... Eppure, dall’esito di questa battaglia dipende non solo la nostra salvezza spirituale ma il destino della Chiesa. Siamo preparati ad affrontare questa battaglia? Sappiamo come si è sviluppata lungo la storia? Comprendiamo come essa si presenta ai giorni nostri? Se non siamo preparati, se non sappiamo e non comprendiamo, rischiamo di essere travolti come foglie secche in una tromba d’aria... Per aiutare i cattolici di oggi a comprendere, e quindi a prepararsi per questa grande sfida, è stata curata la riedizione di un libro ritenuto dal cardinale Eugenio Tisserant, allora Decano del Sacro Collegio, “della più alta importanza per i tempi che viviamo”. ( http://www.lucisullest.it )
Il coraggio di affrontare la "prova"...
Così sen va, e quivi m'abbandona lo dolce padre, e io rimagno in forse, che sì e no nel capo mi tenciona. Udir non potti quello ch'a lor porse; ma ei non stette là con essi guari, che ciascun dentro a pruova si ricorse. Chiuser le porte que' nostri avversari nel petto al mio segnor, che fuor rimase, e rivolsesi a me con passi rari. Li occhi a la terra e le ciglia avea rase d'ogne baldanza, e dicea ne' sospiri: «Chi m'ha negate le dolenti case!». E a me disse: «Tu, perch'io m'adiri,
non sbigottir, ch'io vincerò la prova, qual ch'a la difension dentro s'aggiri.
Questa lor tracotanza non è nova; ché già l'usaro a men segreta porta, la qual sanza serrame ancor si trova. Sovr'essa vedestù la scritta morta: e già di qua da lei discende l'erta, passando per li cerchi sanza scorta, tal che per lui ne fia la terra aperta». D. C. - Inferno, Canto VIII, Versi 109 - 130
17 novembre 2009
Un "tiro" da tre punti.
12 novembre 2009
Il piacere della vita...
“L’origine del mondo”, il celebre quadro di Gustave Courbet (1819-1877) conservato al Museo d’Orsay di Parigi, rappresenterebbe il ventre di Eva, madre di tutti gli uomini. Questa è l’interpretazione che Thierry Savatier, storico dell’arte francese, ha dato nel suo libro “Courbet e l’origine del mondo. Storia di un quadro scandaloso”, dopo circa un decennio di studi. Certo, dopo tanti anni di ricerca forse ci si aspettava di più, ma tant’è, così son fatti alcuni studiosi. L’origine e la storia del quadro sono abbastanza avvincenti: fu realizzato nel 1866, ma allora fu considerato scandaloso. Non che mancassero le rappresentazioni di nudi nei quadri del tempo, ma Courbet aveva scelto una prospettiva piuttosto esplicita, dove i dettagli non mancavano. Da subito ci si interrogò su chi fosse la proprietaria di siffatto ventre, e pare che l’artista si sia ispirato a una foto di una giovinetta francese che frequentava. Pensando a Eva? Chissà… Il quadro circolò in diverse gallerie finché, dopo diverse peripezie, capitò nelle mani dello psicoanalista Jacques Lacan, che, data la sua professione, probabilmente riusciva a vedere nel quadro ben più di quello che veniva rappresentato…
07 novembre 2009
06 novembre 2009
Macchie di Rorschach
Un giorno d’estate molto afoso, un “ragazzo” fu chiamato da una struttura sanitaria pubblica a visita medica psichiatrica, per capire se avesse o meno riacquistato i requisiti psicofisici per poter ritornare al proprio lavoro. Fece diverse visite, poi, l'ultimo giorno ne dovette affrontare una nella quale gli facevano vedere delle macchie. In queste avrebbe dovuto vedere altre immagini riguardanti qualsiasi cosa, animali, oggetti ecc.. . La psichiatra incaricata, gli pose davanti la prima delle dieci macchie previste. Lui la guarda attentamente e, dopo un pò dice: mi scusi Dott.ssa ma io non riesco a vederci relativamente niente. Ma dai, fa la dott.ssa, guarda meglio, vedrai sicuramente qualcosa. Il ragazzo riguarda e con aria sufficiente fa: Dott.ssa, mi scusi io continuo a non vedere nulla ma, se proprio insiste, la forma della macchia e, anche del suo interno si accosta molto alla forma di una farfalla. La Dott.ssa, indispettita, gli fa vedere le altre nove in successione e la risposta fu sempre quella: farfalla! Va bene può andare disse con freddezza la psichiatra. Il ragazzo si alzò e, mentre stava per oltrepassare la porta d’uscita, si girò con calma e disse: Dott.ssa mi scusi, anche se fa caldo, forse è il caso di chiudere le finestre. E perché? Risponse la luminaria. Se le tiene aperte di sicuro le farfalle se ne voleranno via! E poi se ne andò senza guardarla. A proposito, il "ragazzo" fu di nuovo scartato, perchè non aveva notato nelle estremità, delle figure simili a "felini" nonchè la figura del "corpetto" di donna, l'appendiabiti ecc... . Saputo questo il ragazzo sorrise e pensò: secondo me ha ragione Pino Daniele: i sò pazz i sò pazz, nù mme scassat'ù cazz! ...
Il "segreto" dell'accesso fantastico
Chi può decriptare le incisioni alchemiche della porta "magica" ? Cosa rappresentano le due statue poste ai suoi lati? Come si può oltrepassarne la soglia? Cosa si cela "oltre" l'uscio? Da quì si entra o si esce? Da quì si inizia o si finisce? Chissà, forse un giorno si saprà. A primo acchitto, cosa ci "colpisce" di più in quest'opera? Sicuramente il fatto che la nostra fantasia elabora con "coraggio" ogni possibile interpretazione e/o soluzione, senza fare i conti con l'aspetto razionale della nostra mente che ha paura dell'ignoto!
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" Allarme Scordato ".. Questo post l'ho pubblicato diverse volte, ogni 14 febbraio , poi a marzo, poi a novembre e forse lo ...
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Chi riesce a raggiungere il fiore difficilmente torna indietro. Teseo per trovare il minotauro e uscire ha avuto bisogno dell'intelligen...
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La bellezza, il sorriso, la lucentezza, la cura, i colori, gli occhi, le perle, tutto nell'insieme rappresenta la bontà, il benessere, l...
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Questo quadro nasce dalla voglia di dimostrare che non siamo finiti, laddove sembrava che tutto dovesse andare per forza di cose storto; al...
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Le parole rivelano il cuore Se prendete un albero buono, anche il suo frutto sarà buono; se prendete un albero cattivo, anche il suo frutt...