09 ottobre 2009

La freddezza dell'umile pazienza

Veramente, però ch'a questo segno molto si mira e poco si discerne, dirò perché tal modo fu più degno. La divina bontà, che da sé sperne ogne livore, ardendo in sé, sfavillasì che dispiega le bellezze etterne. Ciò che da lei sanza mezzo distillanon ha poi fine, perché non si move la sua imprenta quand'ella sigilla. Ciò che da essa sanza mezzo piove libero è tutto, perché non soggiacea la virtute de le cose nove. Più l'è conforme, e però più le piace; ché l'ardor santo ch'ogne cosa raggia, ne la più somigliante è più vivace. Di tutte queste dote s'avvantaggia l 'umana creatura; e s'una manca, di sua nobilità convien che caggia. Solo il peccato è quel che la disfranca e falla dissìmile al sommo bene, per che del lume suo poco s'imbianca; e in sua dignità mai non rivene, se non riempie, dove colpa vòta, contra mal dilettar con giuste pene. D. C. - Paradiso, Canto VII, Versi 61 - 84

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