26 marzo 2010

"Noi ci siamo" di Michele Sabatino


Questo quadro nasce dalla voglia di dimostrare che non siamo finiti, laddove sembrava che tutto dovesse andare per forza di cose storto; allora nascono i simboli, nasce tutto un movimento attraverso il quale voglio esprimere un profondo disagio prima e una profonda ammirazione poi per i maestri; in questi ho trovato dei riferimenti: mi riferisco agli “spagnoli” che mi hanno sempre profondamente impressionato, Ho voluto dare una linea fortemente figurativa rispetto agli altri quadri ma non sufficientemente reale per spiegare quello che può essere rappresentato, per questo ancora una volta sono stato fortemente istintivo nelle descrizioni per lasciare un senso di sospeso che può essere colmato da colui che guarda, un senso di incompiuto per intereagire con l’osservatore, Tanti riferimenti agli animali,tipo bestiario è voluto: serpenti, draghi, lucertole, tentacoli colorati, uccelli, è il mio immaginario di questi tempi. ( http://michelesabatino.wordpress.com/ )

20 marzo 2010

Il verso dell'orizzonte...


Con questa distinzion prendi 'l mio detto; e così puote star con quel che credi del primo padre e del nostro Diletto. E questo ti sia sempre piombo a' piedi, per farti mover lento com'uom lasso e al sì e al no che tu non vedi: ché quelli è tra li stolti bene a basso, che sanza distinzione afferma e nega ne l'un così come ne l'altro passo; perch'elli 'ncontra che più volte piega l'oppinion corrente in falsa parte, e poi l'affetto l'intelletto lega. Onde, se ciò ch'io dissi e questo note, regal prudenza è quel vedere impari in che lo stral di mia intenzion percuote; e se al "surse" drizzi li occhi chiari, vedrai aver solamente respetto ai regi, che son molti, e' buon son rari. Divina Commedia - Paradiso, Canto XIII, Versi 109-120;103-108

09 marzo 2010

L'importanza delle chiacchiere...


Le parole rivelano il cuore
Se prendete un albero buono, anche il suo frutto sarà buono; se prendete un albero cattivo, anche il suo frutto sarà cattivo: dal frutto infatti si conosce l'albero. Razza di vipere, come potete dire cose buone, voi che siete cattivi? Poiché la bocca parla dalla pienezza del cuore. L'uomo buono dal suo buon tesoro trae cose buone, mentre l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae cose cattive. Ma io vi dico che di ogni parola infondata gli uomini renderanno conto nel giorno del giudizio; poiché in base alle tue parole sarai giustificato e in base alle tue parole sarai condannato». Dal Vangelo secondo Matteo, Cap. 12/33-37

04 marzo 2010

Traguardi pericolosi

Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua.    Chi vorrà salvare la propria vita,la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, lasalverà. Che giova all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se stesso?
Chi si vergognerà di me e delle mie parole, di lui si vergognerà il Figlio dell'uomo, quando verrà nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi. (Condizioni per seguire Gesù, dal Vangelo secondo Luca cap. 9/23-26)

28 febbraio 2010

La nomea vincerà sulla fama

Alzati gli occhi verso i suoi discepoli, Gesù diceva:

«Beati voi poveri,

perché vostro è il regno di Dio.

Beati voi che ora avete fame,

perché sarete saziati.

Beati voi che ora piangete,

perché riderete.

Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v'insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell'uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti. Discorso inaugurale. Le Beatitudini - Vangelo secondo Luca; Cap. 6; 20-23

27 febbraio 2010

Meditare per capire il contrario... (per Doris)

Ma a voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano,  benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. Dà a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo. Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro. Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo; perché egli è benevolo verso gl'ingrati e i malvagi. L'amore per i nemici; Vangelo secondo Luca Cap. 6-27-35.

La donna padrona della femmina...

Giunto mi vidi ove mirabil cosa mi torse il viso a sé; e però quella
cui non potea mia cura essere ascosa, volta ver' me, sì lieta come bella, «Drizza la mente in Dio grata», mi disse, «che n'ha  congiunti con la prima stella». Parev'a me che nube ne coprisse lucida, spessa, solida e pulita, quasi adamante che lo sol ferisse.
Per entro sé l'etterna margarita ne ricevette, com'acqua recepe raggio di luce permanendo unita. S'io era corpo, e qui non si concepe com'una dimensione altra patio, ch'esser convien se corpo in corpo repe, accender ne dovrìa più il disio di veder quella essenza in che si vede come nostra natura e Dio s'unio. Lì si vedrà ciò che tenem per fede, non dimostrato, ma fia per sé noto a guisa del ver primo che l'uom crede. Io rispuosi: «Madonna, sì devoto com'esser posso più, ringrazio lui lo qual dal mortal mondo m'ha remoto. Ma ditemi: che son li segni bui
di questo corpo, che là giuso in terra fan di Cain favoleggiare altrui?». Ella sorrise alquanto, e poi «S'elli erra l'oppinion», mi disse, «d'i mortali dove chiave di senso non diserra, certo non ti dovrien punger li strali d'ammirazione omai, poi dietro ai sensi vedi che la ragione ha corte l'ali. Ma dimmi quel che tu da te ne pensi». E io:«Ciò che n'appar qua sù diverso
credo che fanno i corpi rari e densi». Ed ella:«Certo assai vedrai sommerso nel falso il creder tuo, se bene ascolti l'argomentar ch'io li farò avverso. La spera ottava vi dimostra molti lumi, li quali e nel quale e nel quanto notar si posson di diversi volti. Se raro e denso ciò facesser tanto, una sola virtù sarebbe in tutti, più e men distributa e altrettanto. Virtù diverse esser convegnon frutti di princìpi formali, e quei, for ch'uno,
seguiterìeno a tua ragion distrutti. Ancor, se raro fosse di quel bruno cagion che tu dimandi, o d'oltre in parte fora di sua materia sì digiuno esto pianeto, o, sì come comparte lo grasso e 'l magro un corpo, così questo
nel suo volume cangerebbe carte. Se 'l primo fosse, fora manifesto ne l'eclissi del sol per trasparere lo lume come in altro raro ingesto. Questo non è: però è da vedere de l'altro; e s'elli avvien ch'io l'altro cassi,
falsificato fia lo tuo parere. S'elli è che questo raro non trapassi, esser conviene un termine da onde lo suo contrario più passar non lassi; e indi l'altrui raggio si rifonde così come color torna per vetro lo qual di retro a sé piombo nasconde. Or dirai tu ch'el si dimostra tetro ivi lo raggio più che in altre parti, per esser lì refratto più a retro. Da questa instanza può deliberarti esperienza, se già mai la provi, ch'esser suol fonte ai rivi di vostr'arti. D.C. - Paradiso, Canto II, Versi 25 - 30 D.C. - Paradiso, Canto II, Versi 31 - 96

21 febbraio 2010

Il coraggio della verità...

Giù per lo mondo sanza fine amaro, e per lo monte del cui bel cacume li occhi de la mia donna mi levaro, e poscia per lo ciel, di lume in lume, ho io appreso quel che s'io ridico, a molti fia sapor di forte agrume; e s'io al vero son timido amico, temo di perder viver tra coloro che questo tempo chiameranno antico». La luce in che rideva il mio tesoro ch'io trovai lì, si fé prima corusca, quale a raggio di sole specchio d'oro; indi  rispuose: «Coscienza fusca o de la propria o de l'altrui vergogna pur sentirà la tua parola brusca. Ma nondimen, rimossa ogne menzogna, tutta tua vision fa manifesta; e lascia pur grattar dov'è la rogna. Ché se la voce tua sarà molesta nel primo gusto, vital nodrimento lascerà poi, quando sarà digesta. Questo tuo grido farà come vento, che le più alte cime più percuote; e ciò non fa d'onor poco argomento. Però ti son mostrate in queste rote, nel monte e ne la valle dolorosa pur l'anime che son di fama note, che l'animo di quel ch'ode, non posa né ferma fede per essempro ch'aia la sua radice incognita e ascosa, né per altro argomento che non paia». D.C. - Paradiso, Canto XVII, Versi 112 - 142

11 febbraio 2010

La sconfitta della vittoria...


Achitofèl non fé più d'Absalone e di Davìd coi malvagi punzelli. Perch'io parti' così giunte persone, partito porto il mio cerebro, lasso! Dal suo principio ch'è in questo troncone. Così s'osserva in me lo contrapasso». La molta gente e le diverse piaghe avean le luci mie sì inebriate, che de lo stare a piangere eran vaghe. Un mi disse: «Che pur guate? perché la vista tua pur si soffolge là giù tra l'ombre triste smozzicate? Tu non hai fatto sì a l'altre bolge; pensa, se tu annoverar le credi, che miglia ventidue la valle volge. E già la luna è sotto i nostri piedi: lo tempo è poco omai che n'è concesso, e altro è da veder che tu non vedi». «Se tu avessi», rispuos'io appresso, «atteso a la cagion perch'io guardava, forse m'avresti ancor lo star dimesso». Parte sen giva, e io retro li andava, lo duca, già faccendo la risposta, e soggiugnendo:«Dentro a quella cava dov'io tenea or li occhi sì a posta, credo ch'un spirto del mio sangue pianga la colpa che là giù cotanto costa». D.C. - Inferno, Canto XXVIII, Versi 137 – 142 e Canto XXIX versi 1 e 21

06 febbraio 2010

Miserere...


Or drizza il viso a quel ch'or si ragiona: questa natura al suo fattore unita, qual fu creata, fu sincera e buona; ma per sé stessa pur fu ella sbandita di paradiso, però che si torse da via di verità e da sua vita. La pena dunque che la croce porse s'a la natura assunta si misura, nulla già mai sì giustamente morse; e così nulla fu di tanta ingiura, guardando a la persona che sofferse, in che era contratta tal natura. Solo il peccato è quel che la disfranca e falla dissìmile al sommo bene, per che del lume suo poco s'imbianca; e in sua dignità mai non rivene, se non riempie, dove colpa vòta, contra mal dilettar con giuste pene. Vostra natura, quando peccò tota nel seme suo, da queste dignitadi, come di paradiso, fu remota; né ricovrar potiensi, se tu badi ben sottilmente, per alcuna via, sanza passar per un di questi guadi: o che Dio solo per sua cortesia dimesso avesse, o che l'uom per sé isso avesse sodisfatto a sua follia. Ficca mo l'occhio per entro l'abisso de l'etterno consiglio, quanto puoi al mio parlar distrettamente fisso. Non potea l'uomo ne' termini suoi mai sodisfar, per non potere ir giuso con umiltate obediendo poi, quanto disobediendo intese ir suso; e questa è la cagion per che l'uom fue da poter sodisfar per sé dischiuso. D.C. - Paradiso, Canto VII, Versi 34 – 45 e 79 - 102

02 febbraio 2010

Immagini per ciechi e parole pe sordi...

Trema forse più giù poco o assai; ma per vento che n'terra si nasconda, non so come, qua sù non tremò mai. Tremaci quando alcuna anima monda sentesi, si che surga o che si mova per dalir sù; e tal grido seconda. De la mondizia sol voler far prova, che, tutto libero e mutar convento, l'alma sorprende, e di voler le giova. Prima vuol ben, ma non lascia il talento che divina giustizia, contra voglia, come fu al peccar, pone al tormento. Però sentisti il tremoto e li pii spiriti per lo monte render lode a quel segnor, che tosto sù li 'nvii. Così ne disse; e però ch'el si gode tanto del ber quant'è grande la sete. Non saprei dir quant'el mi fece prode. E 'l savio duca: Omai veggio la rete che quì v'impiglia e come si scalappia, perchè ci trema e di che congaudete. D.C. -Purgatorio, Canto XXI, Versi 55-66 e 70-78

11 dicembre 2009

Seguir la dritta via "Per aspera ad veritatem"...


«Maestro mio», diss'io, «che via faremo?». Ed elli a me:«Nessun tuo passo caggia; pur su al monte dietro a me acquista, fin che n'appaia alcuna scorta saggia». Lo sommo er'alto che vincea la vista, e la costa superba più assai che da mezzo quadrante a centro lista. Io era lasso, quando cominciai: «O dolce padre, volgiti, e rimira com'io rimango sol, se non restai». «Figliuol mio», disse, «infin quivi ti tira», additandomi un balzo poco in sùe che da quel lato il poggio tutto gira. Sì mi spronaron le parole sue, ch'i' mi sforzai carpando appresso lui, tanto che 'l cinghio sotto i piè mi fue. Ond'elli a me:«Se Castore e Poluce fossero in compagnia di quello specchio che sù e giù del suo lume conduce, tu vedresti il Zodiaco rubecchio ancora a l'Orse più stretto rotare, se non uscisse fuor del cammin vecchio. Come ciò sia, se 'l vuoi poter pensare, dentro raccolto, imagina Siòn con questo monte in su la terra stare sì, ch'amendue hanno un solo orizzòn e diversi emisperi; onde la strada che mal non seppe carreggiar Fetòn, vedrai come a costui convien che vada da l'un, quando a colui da l'altro fianco, se lo 'ntelletto tuo ben chiaro bada». «Certo, maestro mio,», diss'io.- Divina Commedia - Purgatorio, Canto IV, Versi 36 – 51 e 61 - 76

27 novembre 2009

Esercizio per accrescere l'autostima


Leggi lentamente... in silenzio! Leggi e vedrai... e saprai ciò che tutti pensano di te... Ci sono almeno 5 persone in questo mondo che ti amano al punto di morire per te. Ci sono almeno 15 persone che ti amano in un certo modo. La sola ragione per la quale una persona ti odia, è perché vuole essere come te.. Un tuo sorriso fa gioire qualcuno che non ti ama. Tutte le notti, qualcuno pensa a te prima di dormire. Rappresenti il mondo per qualcuno. Se non fosse per te, qualcuno non potrebbe vivere. Sei Speciale ed Unico e la persona di cui ignori l'esistenza ti ama. Quando commetti la più grande sciocchezza, qualcosa di bene proviene da questa. Quando pensi che il mondo ti volta le spalle, osserva bene: sei soprattutto tu che volti le spalle al mondo!!! Quando pensi che tu non hai una possibilità quando non possiedi ciò che vuoi, probabilmente tu non lo avrai. Se credi in te, probabilmente, presto o tardi, tu lo avrai. Ricordati sempre dei complimenti che ricevi. Dimentica le osservazioni cattive. Dì sempre alla gente ciò che consideri a proposito di loro, ti sentirai meglio quando lo sapranno. Nessuno merita le tue lacrime e i tuoi pianti, e colui che li merita veramente non ti farà mai piangere. Se hai un migliore amico, prendi tempo per dirgli ciò che rappresenta per te. Invia questa lettera a tutte le persone che apprezzi, compresa chi te l'ha inviata. Se lo farai, illuminerai il giorno di qualcuno e forse cambierai la sua prospettiva di vita al meglio. Si dice che si prende un minuto per notare una persona speciale, un'ora per apprezzarla, un giorno per amarla, ma si ha in seguito bisogno di tutta una vita per dimenticarla. (…da internet)

Guida negli oceani delle convinzioni...


O voi che siete in piccioletta barca, desiderosi d'ascoltar, seguiti dietro al mio legno che cantando varca, tornate a riveder li vostri liti: non vi mettete in pelago, ché forse, perdendo me, rimarreste smarriti. L'acqua ch'io prendo già mai non si corse; Minerva spira, e conducemi Appollo, e nove Muse mi dimostran l'Orse. Voialtri pochi che drizzaste il collo per tempo al pan de li angeli, del quale vivesi qui ma non sen vien satollo, metter potete ben per l'alto sale vostro navigio, servando mio solco dinanzi a l'acqua che ritorna equale. Que' gloriosi che passaro al Colco non s'ammiraron come voi farete, quando Iasón vider fatto bifolco. La concreata e perpetua sete del deiforme regno cen portava veloci quasi come 'l ciel vedete. D. C. - Paradiso, Canto II, Versi 1 - 21

26 novembre 2009

Fronzoli di "grande" importanza...


Certo un oggetto può piacere anche per se stesso, per la diversità delle sensazioni gradevoli che ci suscita in una percezione armoniosa; ma ben più spesso il piacere che un oggetto ci procura non si trova nell'oggetto per se medesimo. La fantasia lo abbellisce cingendolo e quasi irraggiandolo d'immagini care. Né noi lo percepiamo più qual esso è, ma così, quasi animato dalle immagini che suscita in noi o che le nostre abitudini vi associano. Nell'oggetto, insomma, noi amiamo quel che vi mettiamo di noi, l'accordo, l'armonia che stabiliamo tra esso e noi, l'anima che esso acquista per noi soltanto e che è formata dai nostri ricordi. (Pirandello)

Scontro finale

“Io porrò inimicizie tra te e la donna tra la tua stirpe e la sua stirpe. Questa ti schiaccerà la testa”... Ecco l’annunzio, fatto nel libro del Genesi (3,15), dell’ostilità tra la Madonna e il diavolo. Commenta S. Luigi Maria da Montfort: “Dio ha fatto e preparato una sola ma irriconciliabile inimicizia, che durerà ed anzi crescerà sino alla fine: l’inimicizia tra Maria, sua degna Madre, e il diavolo, tra i figli e servi della Vergine santa e i figli e seguaci di Lucifero”. Questa inimicizia attraversa tutta la storia dell’umanità, e arriva fino ai giorni nostri quando, per dirla con l’allora cardinale Karol Wojtyla, “ci troviamo di fronte al più grande combattimento che l’umanità abbia mai visto. Siamo oggi davanti alla lotta finale tra la Chiesa e l’anti-Chiesa, tra il Vangelo e l’anti-Vangelo”. E noi, abbiamo capito che siamo in lotta? Sembra proprio di no. Il futuro Papa Giovanni Paolo II rilevava poi con amarezza: “Non penso che la comunità cristiana l’abbia compreso totalmente”... Eppure, dall’esito di questa battaglia dipende non solo la nostra salvezza spirituale ma il destino della Chiesa. Siamo preparati ad affrontare questa battaglia? Sappiamo come si è sviluppata lungo la storia? Comprendiamo come essa si presenta ai giorni nostri? Se non siamo preparati, se non sappiamo e non comprendiamo, rischiamo di essere travolti come foglie secche in una tromba d’aria... Per aiutare i cattolici di oggi a comprendere, e quindi a prepararsi per questa grande sfida, è stata curata la riedizione di un libro ritenuto dal cardinale Eugenio Tisserant, allora Decano del Sacro Collegio, “della più alta importanza per i tempi che viviamo”. ( http://www.lucisullest.it )

Il coraggio di affrontare la "prova"...

Così sen va, e quivi m'abbandona lo dolce padre, e io rimagno in forse, che sì e no nel capo mi tenciona. Udir non potti quello ch'a lor porse; ma ei non stette là con essi guari, che ciascun dentro a pruova si ricorse. Chiuser le porte que' nostri avversari nel petto al mio segnor, che fuor rimase, e rivolsesi a me con passi rari. Li occhi a la terra e le ciglia avea rase d'ogne baldanza, e dicea ne' sospiri: «Chi m'ha negate le dolenti case!». E a me disse: «Tu, perch'io m'adiri, non sbigottir, ch'io vincerò la prova, qual ch'a la difension dentro s'aggiri. Questa lor tracotanza non è nova; ché già l'usaro a men segreta porta, la qual sanza serrame ancor si trova. Sovr'essa vedestù la scritta morta: e già di qua da lei discende l'erta, passando per li cerchi sanza scorta, tal che per lui ne fia la terra aperta». D. C. - Inferno, Canto VIII, Versi 109 - 130

17 novembre 2009

Un "tiro" da tre punti.

Il romanzo è presente o disponibile su ordinazione presso tutte le librerie italiane comunicando il codice ISBN 978-88-904449-0-6 ACQUISTA ONLINE CON IL 15% DI SCONTO -

12 novembre 2009

Il piacere della vita...

“L’origine del mondo”, il celebre quadro di Gustave Courbet (1819-1877) conservato al Museo d’Orsay di Parigi, rappresenterebbe il ventre di Eva, madre di tutti gli uomini. Questa è l’interpretazione che Thierry Savatier, storico dell’arte francese, ha dato nel suo libro “Courbet e l’origine del mondo. Storia di un quadro scandaloso”, dopo circa un decennio di studi. Certo, dopo tanti anni di ricerca forse ci si aspettava di più, ma tant’è, così son fatti alcuni studiosi. L’origine e la storia del quadro sono abbastanza avvincenti: fu realizzato nel 1866, ma allora fu considerato scandaloso. Non che mancassero le rappresentazioni di nudi nei quadri del tempo, ma Courbet aveva scelto una prospettiva piuttosto esplicita, dove i dettagli non mancavano. Da subito ci si interrogò su chi fosse la proprietaria di siffatto ventre, e pare che l’artista si sia ispirato a una foto di una giovinetta francese che frequentava. Pensando a Eva? Chissà… Il quadro circolò in diverse gallerie finché, dopo diverse peripezie, capitò nelle mani dello psicoanalista Jacques Lacan, che, data la sua professione, probabilmente riusciva a vedere nel quadro ben più di quello che veniva rappresentato…

06 novembre 2009

Macchie di Rorschach


Un giorno d’estate molto afoso, un “ragazzo” fu chiamato da una struttura sanitaria pubblica a visita medica psichiatrica, per capire se avesse o meno riacquistato i requisiti psicofisici per poter ritornare al proprio lavoro. Fece diverse visite, poi, l'ultimo giorno ne dovette affrontare una nella quale gli facevano vedere delle macchie. In queste avrebbe dovuto vedere altre immagini riguardanti qualsiasi cosa, animali, oggetti ecc.. . La psichiatra incaricata, gli pose davanti la prima delle dieci macchie previste. Lui la guarda attentamente e, dopo un pò dice: mi scusi Dott.ssa ma io non riesco a vederci relativamente niente. Ma dai, fa la dott.ssa, guarda meglio, vedrai sicuramente qualcosa. Il ragazzo riguarda e con aria sufficiente fa: Dott.ssa, mi scusi io continuo a non vedere nulla ma, se proprio insiste, la forma della macchia e, anche del suo interno si accosta molto alla forma di una farfalla. La Dott.ssa, indispettita, gli fa vedere le altre nove in successione e la risposta fu sempre quella: farfalla! Va bene può andare disse con freddezza la psichiatra. Il ragazzo si alzò e, mentre stava per oltrepassare la porta d’uscita, si girò con calma e disse: Dott.ssa mi scusi, anche se fa caldo, forse è il caso di chiudere le finestre. E perché? Risponse la luminaria. Se le tiene aperte di sicuro le farfalle se ne voleranno via! E poi se ne andò senza guardarla. A proposito, il "ragazzo" fu di nuovo scartato, perchè non aveva notato nelle estremità, delle figure simili a "felini" nonchè la figura del "corpetto" di donna, l'appendiabiti ecc... . Saputo questo il ragazzo sorrise e pensò: secondo me ha ragione Pino Daniele: i sò pazz i sò pazz, nù mme scassat'ù cazz! ...

Il "segreto" dell'accesso fantastico

Chi può decriptare le incisioni alchemiche della porta "magica" ? Cosa rappresentano le due statue poste ai suoi lati? Come si può oltrepassarne la soglia? Cosa si cela "oltre" l'uscio? Da quì si entra o si esce? Da quì si inizia o si finisce? Chissà, forse un giorno si saprà. A primo acchitto, cosa ci "colpisce" di più in quest'opera? Sicuramente il fatto che la nostra fantasia elabora con "coraggio" ogni possibile interpretazione e/o soluzione, senza fare i conti con l'aspetto razionale della nostra mente che ha paura dell'ignoto!

La "maturità" dell'amore

I piaceri sensuali passano e svaniscono in un batter d'occhio, ma l'amicizia tra noi, la reciproca confidenza, le delizie del cuore, l'incantesimo dell'anima, queste cose non periscono, non possono essere distrutte. Ti amerò fino alla morte. (Voltaire)

05 novembre 2009

Risposta dal terzo mondo

Voi che vivete ogne cagion recate pur suso al cielo, pur come se tutto movesse seco di necessitate. Se così fosse, in voi fora distrutto libero arbitrio, e non fora giustizia per ben letizia, e per male aver lutto. Lo cielo i vostri movimenti inizia; non dico tutti, ma, posto ch'i' 'l dica, lume v'è dato a bene e a malizia, e libero voler; che, se fatica ne le prime battaglie col ciel dura, poi vince tutto, se ben si notrica. A maggior forza e a miglior natura liberi soggiacete; e quella cria la mente in voi, che 'l ciel non ha in sua cura. Però, se 'l mondo presente disvia, in voi è la cagione, in voi si cheggia; e io te ne sarò or vera spia. E poi, tra di loro: questi non hanno speranza di morte e la lor cieca vita è tanto bassa, che 'nvidiosi son d'ogne altra sorte. Fama di loro il mondo esser non lassa; misericordia e giustizia li sdegna: non ragioniam di lor, ma guarda e passa». D. C. - Purgatorio, Canto XVI, Versi 67 – 84 e Inferno, Canto III, Versi 46 – 51

31 ottobre 2009

Manie persecutorie

Il delirio di persecuzione può essere il sintomo di diverse forme di psicosi, tra cui la schizofrenia, e di episodi di alterazione dell’umore in senso maniacale. Le convinzioni paranoiche di tipo psicotico possono presentarsi accompagnate da allucinazioni sono più chiaramente irrealistiche di quelle caratterizzanti il Disturbo Paranoide di Personalità, in cui sono presenti una diffidenza e sospettosità pervasive, ma non veri e propri deliri. Spesso in questi casi si può parlare di ideazione dominante o prevalente, ovvero di una situazione in cui un pensiero “fisso” di intensa coloritura emotiva, diventa cosi invasivo e fastidioso da occupare una gran parte della vita mentale del soggetto. Rispetto al caso del delirio propriamente detto , però, esso risulta in buona misura comprensibile alla luce del vissuto del paziente. Simili caratteristiche di pensiero possono riscontrarsi anche situazione comuni, come la separazione da un partner, se per molto tempo dopo la fine della storia si rimane completamente ed eccessivamente focalizzati sul proprio ex partner. Tutte queste forme di pensiero, anziché come deliri o idee dominanti possono essere denominate MANIE in un linguaggio colloquiale. (Dr. Lorenzo Magri, psicologo)

30 ottobre 2009

Esternazione del riflesso della "realtà" percepita, figlia di immagini mentali dovute alla troppa informazione

Di attacchi di panico ne soffrono, secondo il DSM IV, fino a una persona su 25 a seconda del sesso di appartenenza (un uomo ogni due donne), della fascia d'età (più del 35% nell'età compresa tra i 25 e i 35 anni) e altri fattori come le dimensioni della città e il paese in cui si vive. Per esempio da una recente ricerca è emerso che in città come Roma è più facile avere un attacco di panico rispetto ad altre città italiane più piccole e tranquille. Gli attacchi di panico appaiono soprattutto durante l'adolescenza o la prima età adulta e, anche se le cause precise non sono chiare, sembra esserci un nesso con le più importanti fasi di transizione della vita che portano inevitabilmente una certa quantità di stress e ansia: gli esami scolastici e universitari, il matrimonio, il primo figlio, cambiare lavoro o posizione lavorativa, e così via, per cui non sono rare situazioni in cui l'esordio appare per esempio intorno ai 30 anni, intorno ai 40 eccetera. (da internet)

27 ottobre 2009

"Leggi" per iniziare ad essere un fautore di..vino

L’alchimista sarà discreto e silenzioso; non rivelerà a nessuno il risultato delle sue operazioni. Egli abiterà lontano dagli uomini, in una casa particolare, composta da due o tre stanze esclusivamente destinate alle sue operazioni. Sceglierà con cura il tempo e le ore del suo lavoro. Sarà paziente, assiduo e perseverante. Eseguirà, secondo le regole dell’Arte, la triturazione, la sublimazione, la fissazione, la calcinazione, la soluzione, la distillazione e la coagulazione. Si servirà solo di vasi di vetro o di stoviglie verniciate, onde evitare contaminazioni dagli acidi. Sarà abbastanza ricco per sostenere le spese che esigono queste operazioni. Eviterà soprattutto d’avere rapporti con principi e signori. Il dottore della Chiesa (beatificato e fatto santo) Albert von Bollstaedt (1205-1280), noto come Alberto Magno.

26 ottobre 2009

Crop Circles

«Ora tutte queste cose giungevano loro in immagini; ma esse furono scritte per nostra istruzione; per noi per i quali è venuta la fine dei secoli» Prima Lettera di San Paolo ai Corinzi

"Modello" sociale

«Ma, poiché ciò che è simile al simile è anche simile ai simili a esso medesimo sia per salita sia per discesa sia per ampiezza, da qui accade che (entro i suoi limiti) la natura può fare tutte le cose da tutte e l’intelletto o ragione può conoscere tutte le cose da tutte. Come la materia-dico-è modellata in tutte le forme da tutte le cose, anche l’intelletto passivo (come lo chiamano) può essere modellato in tutte le forme da tutte le cose, così, anche la memoria in tutte le cose ricordabili da tutte le cose, poiché ogni simile è fatto dal simile, ogni simile è conosciuto dal simile, ogni simile è contenuto dal simile. A sua volta il simile lontano tende al suo simile distante attraverso il simile mediano e vicino a esso. Da qui la materia, spogliata della forma dell’erba, non immediatamente assume la forma di questo animale, ma attraverso le forme mediane di chilo, sangue e seme. Di conseguenza, chi conoscerà i medi connessi agli estremi, potrà ricavare e naturalmente e razionalmente tutte le cose da tutte» Nona Intenzione, De umbris Idearum, Giordano Bruno.

24 ottobre 2009

L'ipocrisia getta la maschera

Gli affetti di Pluton portan al cuore, il nome di Giesù segnano in fronte, perché non siano lor malizie conte a chi gli guarda dalla scorza in fuore. O Dio, o Senno e sacrosanto Ardore, d'ogni possanza larghissimo fonte, dammi le forze, c'ho le voglie pronte, onde ognun vegga a chi fa tanto onore. Lo zel ch'io porto al tuo benigno nome ed alla verità sincera e pura,questo veggendo, fa ch'io mi dischiome. Chi può più comportar tanta sciagura, che sacrosanto e divino si nome chi spoglia pur gli morti in sepoltura? (Tommaso Campanella)

23 ottobre 2009

Guardanti, non vedenti...

La vista è un senso ritenuto indispensabile, chi non l’ha è ritenuto cieco. Chi è cieco, per chi ha il dono della vista, non può vedere. Siamo sicuri che è proprio così? Cosa si intende per “vedere”? Chi guarda l’immagine riesce a vederne il senso? Gli occhi poi, ripropongono fedelmente ciò che vedono? Se si ha la vista ma non si ha il cervello a cosa servono gli occhi? Spesso vengono utilizzati solo per “guardare” la differenza con gli altri. In molti casi gli occhi sono annebbiati dal proprio orgoglio quindi resi ciechi. La vista di sovente chiude gli occhi alla mente perché essa stessa ingannata. La vista dovrebbe servire per vedere le cose negative e non le convenienze positive. Gli occhi ci proiettano solo verso l’esterno ma per “vedere” nel nostro interno forse è necessario chiuderli.

21 ottobre 2009

L'essere vivente custode dell'amicizia e della fedeltà

Il cane uno di noi. E' ridicolo negare una verità evidente, così come affaticarsi troppo a difenderla. Nessuna verità pare a me più evidente di quella che le bestie sono dotate di pensiero e di ragione al pari degli uomini: gli argomenti sono a questo proposito così chiari che non sfuggono neppure agli stupidi ed agli ignoranti. (David Hume). O filosofi, abbiate tutti un cane. E prima di affermare qualsiasi cosa, guardate il vostro cane. Forse più di una vostra affermazione vi resterà allora nella penna. (Luigi Pirandello ).

Ai confini della realtà

L' emarginazione individuale è una situazione di disagio psichico e sociale dell' individuo caratterizzata da un non volontario isolamento individuale, ed è molto relazionata all'elemento del carattere psichico che è l’introversione, ed alla discriminazione. Tra le cause dell’emarginazione individuale abbiamo: Conflitto personale, conflitto familiare, conflitto sociale; Pregiudizi personali, culturali, di gruppo; Ignoranza delle situazioni o delle conseguenze di tali situazioni. Anche quando l'emarginazione ha come causa principale fattori di tipo economico, la responsabilità dei singoli e/o dei gruppi sociali e delle loro azioni o inazioni è da considerarsi un fattore attivo di produzione dell' emarginazione stessa. (Wikipedia) Dunque, se non ci sarebbe il cosiddetto gruppo o “cerchio della perfezione” formato solo da “brava gente” non esisterebbe l’emarginazione. Però, interessante….

Gli ostacoli della vita

Quante volte si cade nella vita, quante volte si cade da soli e quante per “spinte” o “sgambetti” ricevuti, quante volte ci si fa male e quante no, quante volte ci si rialza e quante altre no, quante volte vogliamo un aiuto per rialzarci e quante altre no, quante volte questo aiuto ci viene dato e quante altre no, quante volte pensiamo “ma perché sempre a me” e quante altre volte pensiamo “dai, non è successo nulla”, quante volte si impara dalle cadute e quante altre volte no, quante volte si piange dopo essere caduti e quante altre volte no, quante volte si ripensa alle cadute fatte e quante altre volte no, quante volte, forse troppe chissà. Cadere non significa “perdere” o essere deboli, cadere aiuta a crescere, a forgiare il nostro carattere e il nostro modo di pensare e ci guida con decisione verso la nostra “meta”. E poi, se si cade non si può “rimanere” a terra per molto tempo quindi prima ci si “rialza” e meglio è no?

20 ottobre 2009

Un piccolo testo sulla fede

Quando san Pietro, saltando dalla sua barca, si slanciava incontro al Salvatore, camminava con sicurezza sulle onde. Il vento soffiava con violenza. I flutti ora si sollevavano furiosamente, ora spalancavano gorghi profondi. L'abisso si apriva davanti all'Apostolo. Pietro tremò, esitò un secondo e subito cominciò ad affondare ... "Uomo di poca fede, gli disse Gesù, perché hai dubitato". Ecco la nostra storia. Nei nostri momenti di fervore, ci raccogliamo ai piedi del Maestro. Viene la tempesta e il pericolo assorbe la nostra attenzione. Allontaniamo gli sguardi da Nostro Signore per rivolgerli ansiosamente sulle nostre sofferenze e sui nostri pericoli. Esitiamo ... e subito affondiamo. La tentazione ci assale. Il dovere ci sembra gravoso, la sua austerità ci ripugna, il suo peso ci opprime. Fantasie inquietanti ci tormentano. La tempesta rimbomba nella nostra intelligenza, nella nostra sensibilità, nella nostra carne ... E noi perdiamo la testa; cadiamo nel peccato; cadiamo nello scoraggiamento, più pernicioso della stessa colpa. Anime senza fiducia, perché dubitiamo? La prova ci colpisce in mille maniere. I nostri affari temporali sono periclitanti, il nostro avvenire materiale ci inquieta. La malevolenza attacca la nostra reputazione. La morte spezza i vincoli dei nostri affetti più legittimi e più teneri ... E noi dimentichiamo quale cura paterna la Provvidenza ha di noi. Mormoriamo, ci ribelliamo: aumentano così le nostre difficoltà e l'amarezza dei nostri dolori. Anime senza fiducia, perché dubitiamo?

Il potere della Giustizia

C'è la Legge e, le leggi, le fanno in Parlamento perché, questo, detiene il potere legislativo, come previsto dalla nostra Costituzione!!! La quale, definisce anche chi esercita il potere giudiziario. E' la Magistratura, sia inquirente sia giudicante, che costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere. I Magistrati, titolari della funzione giurisdizionale, amministrano la Giustizia in nome del popolo italiano. Il Magistrato, quindi, non fa le leggi ma giudica sulla base di quanto le Leggi stabiliscono!!! - Dal dopoguerra al 2003 quattro milioni di persone sono state vittime di errori giudiziari o ingiusta detenzione o prosciolti perché il fatto non sussiste. Questo enorme numero è già vicino ai quattro milioni e mezzo, se esteso al tempo odierno. Per quantità si tratta dell’intera popolazione di Toscana e Umbria assieme. Ci si arriva con un’interpretazione ampia ma corretta di "errore giudiziario", che in senso stretto si verifica quando, dopo i tre gradi di giudizio, un condannato viene riconosciuto innocente in seguito a un nuovo processo, detto di revisione (...da internet). Liberi di giudicare ma la libertà, che fine fa la libertà? La giustizia è "uguale per tutti" e chi sbaglia è giusto che paghi, se sbaglia un giudice, cosa succede? Qualcosa non torna...

19 ottobre 2009

La vista della mente sognante

Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura e sta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant'è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch'i' vi trovai, dirò de l'altre cose ch'i' v'ho scorte. Io non so ben ridir com'i' v'intrai, tant'era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch'i' fui al piè d'un colle giunto,là dove terminava quella valleche m'avea di paura il cor compunto, guardai in alto, e vidi le sue spalle vestite già de' raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta che nel lago del cor m'era durata la notte ch'i' passai con tanta pieta. D.C. - Inferno, Canto I, Versi 1 - 21

18 ottobre 2009

Uno, nessuno, centomila

Io sono; Tu sei; Egli è; Noi siamo; Voi siete; Essi sono. Tempo presente del verbo essere. Ma siamo sicuri di sapere chi siamo? Siamo sicuri che sappiamo con chi abbiamo a che fare? L'incognita è sempre quella: siamo ciò che siamo o siamo ciò che non siamo? Tra l'essere e il non essere qual'è meglio essere? Non sapere di essere è meglio di sapere di non essere? Per rispondere a queste domande scegliti la "persona" del verbo e poniti questa domanda: gli altri sono anch'io?

Presunzione d'innocenza

Quando non si hanno prove a volte bastano "tre" indizi per farne una, quando si hanno le prove non sempre si riesce ad ottenere giustizia, quando tutti gli indizi conducono verso la stessa "direzione" non sempre questa è la pista giusta, quando non si hanno dubbi si deve intervenire immediatamente ma quando si hanno dei dubbi, si deve aspettare proprio per garantire piena giustizia...

16 ottobre 2009

Aggrapparsi alle proprie certezze

Cosa sono le certezze? È vero che le nostre certezze influenzano il nostro modo di ragionare? Si può dire che le proprie certezze provengono dai dubbi che hanno coloro che ci circondano? Quale uomo è certo di essere superiore ad un altro uomo? Se le proprie certezze sono grandi quanto spazio rimarrà nei pensieri per i propri perché? La certezza non è altro che una convinzione che nasce dal dubbio. Per dire ancora qualcosa sulle certezze dell’uomo, cito i seguenti aforismi: «Se l'uomo vuole cominciare con certezze, allora finirà con dei dubbi ma, se sarà contento di cominciare con dei dubbi, allora finirà con certezze» (Francesco Bacone) - Non vi è certezza maggiore di squilibrio mentale che fare sempre la stessa cosa sperando che il risultato cambi. (Albert EINSTEIN)

Lettura inversa..

  ..Il linguaggio globale, nuova causa della paura liquida..