Qual'è la differenza tra l'intelligente e il furbo? L'intelligente sa che il furbo vive di "ignoranza conviviale" ed ingenuità, il furbo invece non sa che l'intelligente sa...
18 giugno 2010
Legio XXI RAPAX
La storia si ripete. Il pensiero dei potenti è rivolto verso i propri interessi e le loro gesta sfiorano solo chi rispetta la loro giustizia. Domani accadrà ciò che è già accaduto, il potere annienterà un esercito di volontari che marceranno spediti su Roma per servirlo. Mentre la morte fisica e morale delle vittime degli usurpatori della libertà è destinata a rinascere, il desiderio del comando attira a se l’anima ingannandola e poi la uccide per sempre… Chi pensa di poter disporre delle proprie brame si sbaglia, l’uomo è sempre vittima del suo orgoglio. La città eterna è terra di conquista, molti si sono portati dentro le sue mura, perfino all’interno del senato da dove Cesare glorificava il suo popolo sparso anche nelle regioni più sperdute. Prepariamoci a rivivere la storia…
17 giugno 2010
Allineati e coperti con gli occhi bassi per non mirar la sconfitta eterna...
«O virtù somma, che per li empi giri mi volvi», cominciai, «com'a te piace, parlami, e sodisfammi a' miei disiri. La gente che per li sepolcri giace potrebbesi veder? Già son levati tutt'i coperchi, e nessun guardia face». E quelli a me:«Tutti saran serrati quando di Iosafàt qui torneranno coi corpi che là sù hanno lasciati. Suo cimitero da questa parte hanno con Epicuro tutti suoi seguaci, che l'anima col corpo morta fanno. Però a la dimanda che mi faci quinc'entro satisfatto sarà tosto, e al disio ancor che tu mi taci. La tua città, che di colui è pianta che pria volse le spalle al suo fattore e di cui è la 'nvidia tanto pianta… D.C. - Inferno, Canto X, Versi 4 – 18 e Paradiso, Canto IX, Versi 127 - 129
16 giugno 2010
Introspezioni recondite
Vago già di cercar dentro e dintorno la divina foresta spessa e viva, ch'a li occhi temperava il novo giorno, sanza più aspettar, lasciai la riva, prendendo la campagna lento lento su per lo suol che d'ogne parte auliva. Un'aura dolce, sanza mutamento avere in sé, mi feria per la fronte non di più colpo che soave vento; per cui le fronde, tremolando, pronte tutte quante piegavano a la parte u' la prim'ombra gitta il santo monte; non però dal loro esser dritto sparte tanto, che li augelletti per le cime lasciasser d'operare ogne lor arte; ma con piena letizia l'ore prime, cantando, ricevieno intra le foglie, che tenevan bordone a le sue rime, tal qual di ramo in ramo si raccoglie per la pineta in su 'l lito di Chiassi, quand'Eolo scilocco fuor discioglie. Già m'avean trasportato i lenti passi dentro a la selva antica tanto, ch'io non potea rivedere ond'io mi 'ntrassi; ed ecco più andar mi tolse un rio, che 'nver' sinistra con sue picciole onde piegava l'erba che 'n sua ripa uscìo. Tutte l'acque che son di qua più monde, parrieno avere in sé mistura alcuna, verso di quella, che nulla nasconde, avvegna che si mova bruna bruna sotto l'ombra perpetua, che mai raggiar non lascia sole ivi né luna. D.C. - Purgatorio, Canto XXVIII, Versi 1 - 33
15 giugno 2010
Lo studio dell'immaginazione..
..la "vera mente" costruisce ogni suo risultato basandosi sulle proprie "fisime" e, quando il cervello capirà che la "riflessione" delle proprie percezioni non é altro che "un'immagine riflessa" le fissazioni smetteranno di essere più "reali" di quanto non sembrino..
"L'immaginazione è più importante della conoscienza"(Albert Einstein)
11 giugno 2010
L'isola perduta
I gabbiani raccontano la vita come la colomba di Noè ma in lontananza il grigio sconfigge l’azzurro e il mare in fermento inizia a giocare con la nave come fosse di carta e il suo muro la sovrasta…
Come fai come fai a non piangere, come fai come fai a non sentire tue tutte le malinconie, come fai come fai a non gridare tutte le tue paure, come fai come fai a non sognare il giorno in cui potrai tornare.
Ritrovarsi nel mezzo di una tempesta senza la propria nave in balia delle onde è come essere nati senza genitori è come essere soli. Sperare di morire senza soffrire e sperare di salvarsi pregando il cielo che ti sta osservando, sono i miei pensieri.
Come fai come fai a non piangere, come fai come fai a non sentire tue tutte le malinconie, come fai come fai a non gridare tutte le tue paure, come fai come fai a non sognare il giorno in cui potrai tornare.
Ora son qua a ricordar gli altri che partirono con me ora son qua a ricordar il vostro amor, ora son quà in quest'isola perduta a curar le ferite del mar, ora son qua ma non più là.
Il fiore all'occhiello del labirinto...
Chi riesce a raggiungere il fiore difficilmente torna indietro. Teseo per trovare il minotauro e uscire ha avuto bisogno dell'intelligenza di Arianna. A volte non si arriva al traguardo perchè si è troppo presi dalla propria visuale illusoria che pone pochi ostacoli tra se e la meta. Questa è solo fretta di essere. Con la dovuta preparazione e con un pò di rispetto per la paura, si possono raggiungere scopi assai più importanti dei propri orizzonti. Ai vincitori il segno nel petto.
10 giugno 2010
Patrono d'Italia
Chi è Francesco?
Un fratello.
Un fratello.
Il suo carisma?
L’amore di Dio.
La sua ricchezza?
La povertà.
La povertà.
La sua sapienza?
L’umiltà.
L’umiltà.
La sua parola?
Quella di Dio.
Quella di Dio.
La sua costanza?
L’obbedienza.
L’obbedienza.
Un suo gesto?
Spogliarsi di tutto per seguire Gesù.
Spogliarsi di tutto per seguire Gesù.
La sua forza?
Il rigore nel difendere la sua scelta. Cantico delle creature
Il rigore nel difendere la sua scelta. Cantico delle creature
09 giugno 2010
Il vero volto della fama...
Chi crederebbe che l'odor d'un pomo sì governasse, generando brama, e quel d'un'acqua, non sappiendo como? Già era in ammirar che sì li affama, per la cagione ancor non manifesta di lor magrezza e di lor trista squama, ed ecco del profondo de la testa volse a me li occhi un'ombra e guardò fiso; poi gridò forte: «Qual grazia m'è questa?». Mai non l'avrei riconosciuto al viso; ma ne la voce sua mi fu palese ciò che l'aspetto in sé avea conquiso. Questa favilla tutta mi raccese mia conoscenza a la cangiata labbia, e ravvisai la faccia di Forese. «Deh, non contendere a l'asciutta scabbia che mi scolora», pregava, «la pelle, né a difetto di carne ch'io abbia; ma dimmi il ver di te, di' chi son quelle due anime che là ti fanno scorta; non rimaner che tu non mi favelle!». «La faccia tua, ch'io lagrimai già morta, mi dà di pianger mo non minor doglia», rispuos'io lui, veggendola sì torta. Divina Commedia - Purgatorio, Canto XXIII, Versi 34 - 57
06 giugno 2010
23 maggio 2010
Lo scudo crociato...
Degno è che, dov'è l'un, l'altro s'induca: sì che, com'elli ad una militaro, così la gloria loro insieme luca. L'essercito di Cristo, che sì caro costò a riarmar, dietro a la 'nsegna si movea tardo, sospeccioso e raro, quando lo 'mperador che sempre regna provide a la milizia, ch'era in forse, per sola grazia, non per esser degna; e, come è detto, a sua sposa soccorse con due campioni, al cui fare, al cui dire lo popol disviato si raccorse. In quella parte ove surge ad aprire Zefiro dolce le novelle fronde di che si vede Europa rivestire, non molto lungi al percuoter de l'onde dietro a le quali, per la lunga foga, lo sol talvolta ad ogne uom si nasconde, siede la fortunata Calaroga sotto la protezion del grande scudo in che soggiace il leone e soggioga: dentro vi nacque l'amoroso drudo de la fede cristiana, il santo atleta benigno a' suoi e a' nemici crudo; e come fu creata, fu repleta sì la sua mente di viva vertute, che, ne la madre, lei fece profeta. D. C. - Paradiso, Canto XII, Versi 34 - 60
Mai più il diluvio universale.
Come si volgon per tenera nube due archi paralelli e concolori, quando Iunone a sua ancella iube, nascendo di quel d'entro quel di fori, a guisa del parlar di quella vaga ch'amor consunse come sol vapori; e fanno qui la gente esser presaga, per lo patto che Dio con Noè puose, del mondo che già mai più non s'allaga: così di quelle sempiterne rose volgiensi circa noi le due ghirlande, e sì l'estrema a l'intima rispuose. Poi che 'l tripudio e l'altra festa grande, sì del cantare e sì del fiammeggiarsi luce con luce gaudiose e blande, insieme a punto e a voler quetarsi, pur come li occhi ch'al piacer che i move conviene insieme chiudere e levarsi; D. C. - Paradiso, Canto XII, Versi 10 - 27
La mamma di costoro è sempre ricoverata al reparto maternità...
"Un tempo (secoli fa) queste cose succedevano con una certa frequenza. Per ragioni impalpabili, di solito per inizitiva di alcuni che io chiamo per semplificare cretini. Dei quali ricordo le facce: lisce e tranquillizzanti e a volte anche allegre e ammiccanti. Insospettabili e veloci a rientrare nella normalità espressiva dopo qualche momentaneo tic: un colpo a sistemare i capellli, una lisciata con l'indice sul naso, una grattatina all'orecchio. Poi sgambavano elastici verso le loro Bmw, sorridenti e consapevoli di sé. Partivano a razzo dopo un paio di sgassate. È più difficile oggi riconoscere i cretini, quei cretini lì. Hanno sempre la Bmw. Ma non sono più quelli di una volta."
La caduta dei sogni senza fondamenta...
La morte di un sogno individuale o collettivo, per quanto utopico possa essere, corrisponde alla consapevolezza che la re-altà sovrasta ogni forza che le si oppone ricacciandola nei meandri della mente individuale, dando a ciascuno degli ideatori le chiavi delle prigioni recondite dell'essere con l'obbligo di non aprirla mai più... Facciamo l'opposto, liberiamo i nostri sogni credendo sempre in loro, facciamoli scontrare con la re-altà, sosteniamoli a qualunque costo e vediamo se riescono a conquistarsi un pò di libertà. Il sogno che sconfigge la realtà corrisponde alla nostra volontà che basa su fondamenta rocciose il raggiungimento della propria meta.
21 maggio 2010
Il bianco muove e fa scacco matto in 12 mosse...
“La strada è lunga, ma er deppiù l’ho fatto: so dov’arrivo e nun me pijo pena. Ciò er core in pace e l’anima serena der savio che s’ammasechera da matto.” (Trilussa)
20 maggio 2010
L'esercito "bianco" di Roma
L'addestramento dei gladiatori era ancora più approfondito di quello praticato nelle scuole militari. Praticavano la scherma, il maneggio di armi particolari, e miglioravano la loro condizione fisica con faticosissimi allenamenti. Durante l'era cristiana, la gladiatura divenne uno sport di alto livello a Roma, e i centri di addestramento rivaleggiavano tra loro nel cercare di produrre i migliori combattenti. Le condizioni di vita per i gladiatori erano eccezionali, in quanto essi avevano le porte aperte a tutte le serate mondane organizzate a Roma e nei suoi dintorni. L'addestramento, avveniva nella cosiddetta "Palestra", collegata al Colosseo tramite un corridoio sotterraneo ed era la loro vera estrema costrizione e occorreva aver cura di questi autentici atleti, dei loro momenti di rilassamento e del prestigio della loro reputazione. I nuovi gladiatori non avevano il privilegio dell'accesso alle serate di feste ma questa notorietà faceva parte della vita che inseguivano tanti giovani gladiatori. (Wikipedia)
Al mio segnale scatenate l'inferno..
Al mio segnale scatenate l'inferno..
19 maggio 2010
Da cosa nasce cosa...
Pensieri profondi: ci sono cose che non si possono spiegare, altre che non si possono capire, alcune accadono senza un motivo apparente, molte di queste appaiono addirittura inutili, sembrano cose da nulla ma tutte, hanno il segno del destino, a causa loro, infatti, la vita di ognuno prende una direzione unica, tutte appartengono al nostro essere e alla nostra memoria e i nostri pensieri vengono influenzati da esse, le nostre gesta sono dettate dal loro ritmo e facciamo tutto in risposta alle cose che accadono intorno a noi, anche quando pensiamo di cambiare il mondo lo facciamo in replica a qualcosa in cui crediamo, che a sua volta è figlia di pensieri vittime della propria esperienza, però c’è una cosa che non accade mai, infatti, il mondo non cambia… Come mai? Forse perché non ne siamo capaci, forse perché non lo vogliamo, forse perchè deve andare così, forse perché siamo parte di esso così com’è, forse perché non siamo in grado di influenzarlo come lui fa con noi, forse perché noi non siamo ciò che crediamo o forse perché siamo semplicemente entità universali di importanza locale come le cellule di un qualsiasi organismo, chissà, forse abbiamo l'influenza…
18 maggio 2010
Cosa ha visto Madre Teresa di Calcutta nei malati, nei poveri, nei bisognosi, negli emarginati?
Prima di avvicinarmi a voi qui presenti, portando nelle mani l’ostensorio con Gesù Eucaristia, vorrei rivolgervi una parola di incoraggiamento e di speranza, che estendo a tutti i malati che ci accompagnano mediante la radio e la televisione e a quanti non hanno neppure questa possibilità, ma sono uniti a noi tramite i vincoli più profondi dello spirito, ossia, nella fede e nella preghiera:
Fratello mio e Sorella mia, agli occhi di Dio hai «un valore così grande da essersi Egli stesso fatto uomo per poter com-patire con l’uomo, in modo molto reale, in carne e sangue, come ci viene dimostrato nel racconto della Passione di Gesù. Da lì in ogni sofferenza umana è entrato uno che condivide la sofferenza e la sopportazione; da lì si diffonde in ogni sofferenza la con-solatio, la consolazione dell’amore partecipe di Dio e così sorge la stella della speranza» (Benedetto XVI, Enc. Spe salvi, 39). Con questa speranza nel cuore, potrai uscire dalle sabbie mobili della malattia e della morte e rimanere in piedi sulla salda roccia dell’amore divino. In altre parole: potrai superare la sensazione di inutilità della sofferenza che consuma la persona nell’intimo di se stessa e la fa sentire un peso per gli altri, quando, in verità, la sofferenza, vissuta con Gesù, serve per la salvezza dei fratelli. Come è possibile? Le sorgenti della potenza divina sgorgano proprio in mezzo alla debolezza umana. E’ il paradosso del Vangelo. Perciò il divino Maestro, più che dilungarsi a spiegare le ragioni della sofferenza, ha preferito chiamare ciascuno a seguirlo, dicendo: «Prendi la tua croce e seguimi» (cfr Mc 8, 34). Vieni con me. Prendi parte, con la tua sofferenza, a quest’opera di salvezza del mondo, che si realizza mediante la mia sofferenza, per mezzo della mia Croce. Man mano che abbracci la tua croce, unendoti spiritualmente alla mia Croce, si svelerà ai tuoi occhi il significato salvifico della sofferenza. Troverai nella sofferenza la pace interiore e perfino la gioia spirituale. Cari malati, accogliete questa chiamata di Gesù che passerà accanto a voi nel Santissimo Sacramento e affidategli ogni contrarietà e pena che affrontate, affinché diventino – secondo i suoi disegni – mezzo di redenzione per il mondo intero. Voi sarete redentori nel Redentore, come siete figli nel Figlio. Presso la croce… si trova la Madre di Gesù, la nostra Madre. (Benedetto XVI)
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16 maggio 2010
Federico II, il Re dell'Infinito...
Se il mercatino delle patacche è repellente anche in Monarchia e' disgustoso che sia nata una industria di mantellari e pataccari invasati in una Repubblica, dove tale costume dovrebbe essere perseguito penalmente.
"Il Vero Gotha e' il Corpus Saecularium Principum di Worms , poiche' il vero sangue di Anania di Gothard , da cui la dinastia, e' quello di King Alaric Veruli von Saxen Coburgo Gotha, antenato di Princess Yasmin Re Desiderio, attraverso Gallia Placida, Costanza, Eudoxia e King Gaiseric Veruli" (Genealogia di Goering)
I Titoli Imperiali Svevi (Hohenstaufen Plantagents Avril de Burey d'Anjou Puoti Comneno), NON FURONO GIAMMAI SOGGETTI ALLA RATIFICA DI CUI ALL'ART. 23 DEL REGIO DECRETO 21.01.1929 N. 61, CHE LEGITTIMAVA L'USO NEL REGNO DI TITOLI NEL REGIO REGISTRO DI STATO DI ROMA, NE' DI CONSERVAZIONE IN ORIGINALE NELL'ARCHIVIO DELL'ISTITUTO E CONSULTA ARALDICA, POICHE' NON CONCESSI DA CHICCHESSIA, NE' POTEVANO COSTITUIRE ELEMENTO DI CONSERVAZIONE IN ORIGINALE NELL'ARCHIVIO DELLA CONSULTA ARALDICA, NON RIVESTENDO LA FUNZIONE DI PROVVEDIMENTO NOBILIARE, NE' SOVRANO DI GRAZIA, NE' DI ATTI GOVERNATIVI DI GIUSTIZIA, QUINDI DA NON SOTTOPORRE AL PARERE DELLA GIUNTA ARALDICA ITALIANA, NE' PER DECRETO DEL CAPO DI GOVERNO PRIMO MINISTRO SEGRETARIO DI STATO. LA REGIA STIRPS VEIBLINGEN, GENITRICE DI IMPERATORI E' TALE SOLO AUCTORITATE DOMINI. GLI HOHENSTAUFEN SONO IMPERATORI E RE PER DIRITTO EREDITARIO E NASCONO RE
(http://www.federicostupormundi.it/)La Dinastia degli Svevi
The PEDIGREE of
Blesinde (Princess) of the SUEVI
de SOUABE; d' ALLEMANIE
Born: abt. 350 Died: abt. 403
HM George I's 38-Great Grandmother. Agnes Harris's 40-Great Grandmother.
--------------------------------------------------------------------------------
Husband/Partner: Clodius (I; IV; Duke) of EAST FRANKS
Child: Blesinde of the FRANKS
--------------------------------------------------------------------------------
Possible Child: Marcomir I (VI; V; Duke) of EAST FRANKS
--------------------------------------------------------------------------------
______ ______ ______ ______ _____ _____ _____ _____ ____ ___ ___
/ -- Wadomaire d' ALEMANIE (270? - 342?)
/ -- Guindomar (295? - 356?)
/ -- Chlodomer d' ALEMANIE (320? - 358?)
| \ / -- Marcomir (King) of the FRANKS (220? - 281?)
| | / -- Genebaud (I) des FRANCS RIPUAIRES
| | / -- Merogais (Ragaise) des FRANCS RIPUAIRES
/ \ -- (Miss) de TOXANDRIE
- Blesinde (Princess) of the SUEVI
\
\ -- (missing)
--------------------------------------------------------------------------------
Her (poss.) Grandchildren: Clovis (Chlodion) the RIPARIAN of COLOGNE ; Adalbert (Alberico) (Duke) of MOSEL ; Pharamond (Faramond) (King) of WESTPHALIA ; Chlodwig de COLOGNE ; Ildegonde of the FRANKS
Blesinde (Princess) of the SUEVI
de SOUABE; d' ALLEMANIE
Born: abt. 350 Died: abt. 403
HM George I's 38-Great Grandmother. Agnes Harris's 40-Great Grandmother.
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Husband/Partner: Clodius (I; IV; Duke) of EAST FRANKS
Child: Blesinde of the FRANKS
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Possible Child: Marcomir I (VI; V; Duke) of EAST FRANKS
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/ -- Wadomaire d' ALEMANIE (270? - 342?)
/ -- Guindomar (295? - 356?)
/ -- Chlodomer d' ALEMANIE (320? - 358?)
| \ / -- Marcomir (King) of the FRANKS (220? - 281?)
| | / -- Genebaud (I) des FRANCS RIPUAIRES
| | / -- Merogais (Ragaise) des FRANCS RIPUAIRES
/ \ -- (Miss) de TOXANDRIE
- Blesinde (Princess) of the SUEVI
\
\ -- (missing)
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Her (poss.) Grandchildren: Clovis (Chlodion) the RIPARIAN of COLOGNE ; Adalbert (Alberico) (Duke) of MOSEL ; Pharamond (Faramond) (King) of WESTPHALIA ; Chlodwig de COLOGNE ; Ildegonde of the FRANKS
Pubblicato da heraldrynet of Almanach Imperial
15 maggio 2010
I petali della rosa ai piedi della Croce... Re!
Quando la rosa fiorira nel petto di ogni uomo e di ogni donna, allora saremo capaci di vedere come vedevamo all'inizio, di avvertire il tocco e la sensazione, di sentire il gusto e il sapore, di annusare gli odori e di udire l'anima del suono. Ricorderemo che un tempo eravamo puro sentimento, e che ancora lo siamo, e ci accorgeremo di come siamo stati nel corso dei secoli. Guardando dentro di noi, nel nostro sangue, vedremo la luce -sangue di rosa- e conosceremo le segrete linee che si estendono fra noi tutti, attraverso città, mari e continenti. Ci accorgeremo che siamo stati tutte le varietà di rosa e che tali dovevamo essere: rosa dell' amore, che ama; rosa del deserto, nell'ignoto; rosa della morte, che soffre; rosa del nulla, senza niente da mostrare. (J. Ramsay Alchimia)
Real..tà o fanta..sia?
"Il predicato di Savoia non e' un cognome, quindi l'esclusiva non puo' essere rivendicata ne' dal Principe Vittorio Emanuele, ne' dal duca d'Aosta.In realta' l'avito nome che conteneva il predicato de Savoie era Avril de Savoie de Saint Genis, ed aveva come arma l'aigle de sable, ovvero l'aquila sveva, come armoriali dell'istituto araldico di Stato di Francia.il cognome vero dei Savoia sarebbe dunque Avril de Savoie ed era il nome arcano della Sacra progenie (che traduce Hohen- Staufen, Avril traduceva ex Freya, da cui Staufer e poi Veiblinghen ossia linea di Venere o di Niphi nero', NN, Dama dell'Acqua, nell'ordine del Graal). Solo la linea legittima della sacra progenie Avril de Savoie, ha diritto di esclusiva sul predicato.Diversamente indica semplicemente una provenienza geografica, quindi non subisce l'agalmonia dell'avito palinsesto": e' quanto ha concluso l'arch. Alaric Veruli Saxen Coburgo Gotha, Cancelliere di Heraldry -Il principe genealogista ed araldista ha rammentato che gia' dal giugno scorso, la Principessa Yasmin von hohenstaufen Avril de Savoie de Saint Genis Burey anjou, diretta discendente di Federico II ed Isabella d'inghilterra, aveva rintracciato negli armoriali di Francia, nelle Cappelle di Famiglia e nell'ordine cistercense dell'Abbazia di Saint Genis, l'avito nome degli Hohenstaufen, che era appunto Avril de Saint Genis, ou Avril de Savoie, in Provenza, dinastia merolitinga che aveva origine da Avril o Avrilleè in Vandea e che prendeva il nome da Avril ou Aubry, nipote di Dagoberto da cui gli Hohenstaufen. Fu Federico II a ratificare il titolo di conte e Vicario Imperiale ai Savoia, che tali si chiamarono, in virtu' dell'avita concessione feudale di una fortezza. In realta' il casato Savoia non aveva cognome, poiche' quello appartiene solo ai legittimi discendenti di Federico II che hanno facolta' eventualmente di concedere tale epiteto, ma solo a patto che chi ne rivendica l'esclusiva sani la legittimazione, per usufruire dell''etimo originario. (Internet, svelato l’enigma dei Savoia, da princess Yasmin, Sat, 02 Jun 2007)
Macchia regale... di Bianca Lancia e Federico II di Svevia
E un di loro incominciò: «Chiunque tu se', così andando, volgi 'l viso: pon mente se di là mi vedesti dunque». Io mi volsi ver lui e guardail fiso: biondo era e bello e di gentile aspetto, ma l'un de' cigli un colpo avea diviso. Quand'io mi fui umilmente disdetto d'averlo visto mai, el disse: «Or vedi»; e mostrommi una piaga a sommo 'l petto. Poi sorridendo disse: «Io son Manfredi, nepote di Costanza imperadrice; ond'io ti priego che, quando tu riedi, vadi a mia bella figlia, genitrice de l'onor di Cicilia e d'Aragona, e dichi 'l vero a lei, s'altro si dice. Poscia ch'io ebbi rotta la persona di due punte mortali, io mi rendei, piangendo, a quei che volontier perdona. Orribil furon li peccati miei; ma la bontà infinita ha sì gran braccia, che prende ciò che si rivolge a lei. Se 'l pastor di Cosenza, che a la caccia di me fu messo per Clemente allora, avesse in Dio ben letta questa faccia, l'ossa del corpo mio sarieno ancora in co del ponte presso a Benevento, sotto la guardia de la grave mora. Or le bagna la pioggia e move il vento di fuor dal regno, quasi lungo 'l Verde, dov'e' le trasmutò a lume spento. Per lor maladizion sì non si perde, che non possa tornar, l'etterno amore, mentre che la speranza ha fior del verde. Vero è che quale in contumacia more di Santa Chiesa, ancor ch'al fin si penta, star li convien da questa ripa in fore, per ognun tempo ch'elli è stato, trenta, in sua presunzion, se tal decreto più corto per buon prieghi non diventa. Vedi oggimai se tu mi puoi far lieto, revelando a la mia buona Costanza come m'hai visto, e anco esto divieto; ché qui per quei di là molto s'avanza». D.C. - Purgatorio, Canto III, Versi 103 - 145
14 maggio 2010
13 maggio 2010
La bandiera "disegnata" da Poussin...
La Trinacria è al centro della bandiera della Sicilia, di colore rosso e giallo in senso diagonale, approvata nel gennaio 2000. La legge stabilisce che la bandiera siciliana sia esposta all'esterno del Parlamento siciliano (Assemblea Regionale Siciliana), dalla sede della giunta regionale, dalle sedi dei consigli provinciali e comunali, dalle sedi dei presidenti delle provincie regionali e dei sindaci dei comuni, le sedi degli istituti scolastici di ogni ordine e grado, gli edifici in cui sono costituiti seggi elettorali in occasione delle elezioni per il rinnovo del Parlamento siciliano. (da internet)
12 maggio 2010
Il terzo segreto di Fatima
Dopo le due parti che già ho esposto, abbiamo visto al lato sinistro di Nostra Signora un poco più in alto un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui: l'Angelo indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza, Penitenza, Penitenza! E vedemmo in una luce immensa che è Dio: "qualcosa di simile a come si vedono le persone in uno specchio quando vi passano davanti" un Vescovo vestito di Bianco "abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre". Vari altri Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c'era una grande Croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i Vescovi Sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni. Sotto i due bracci della Croce c'erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio. (Documento ufficiale del Vaticano)
09 maggio 2010
Apparizione...
"Manibus , oh, date lilia plenis !". Io vidi già nel cominciar del giorno la parte oriental tutta rosata, e l'altro ciel di bel sereno addorno; e la faccia del sol nascere ombrata, sì che per temperanza di vapori l'occhio la sostenea lunga fiata: così dentro una nuvola di fiori che da le mani angeliche saliva e ricadeva in giù dentro e di fori, sovra candido vel cinta d'uliva donna m'apparve, sotto verde manto vestita di color di fiamma viva. E lo spirito mio, che già cotanto tempo era stato ch'a la sua presenza non era di stupor, tremando, affranto, sanza de li occhi aver più conoscenza, per occulta virtù che da lei mosse, d'antico amor sentì la gran potenza. D.C. - Purgatorio, Canto XXX, Versi 21 - 39
08 maggio 2010
Non occorre il porto d'armi...
Il santo Rosario è una preghiera di un’importanza fondamentale nella lotta contro il Maligno!
In particolar modo il Santo Rosario, dopo la Santa Messa, è da considerarsi la preghiera di liberazione/esorcistica più efficace.
“In verità, in verità vi dico: Se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà. Finora non avete chiesto nel mio nome. Chiedete ed otterrete, perché la vostra gioia sia piena”. (Gv. 16,23 seg.)
“In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”. (Mt. 18,19).
“Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto; perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova ed a chi bussa sarà aperto”. (Mt. 7,7).
In particolar modo il Santo Rosario, dopo la Santa Messa, è da considerarsi la preghiera di liberazione/esorcistica più efficace.
“In verità, in verità vi dico: Se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà. Finora non avete chiesto nel mio nome. Chiedete ed otterrete, perché la vostra gioia sia piena”. (Gv. 16,23 seg.)
“In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”. (Mt. 18,19).
“Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto; perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova ed a chi bussa sarà aperto”. (Mt. 7,7).
07 maggio 2010
Viaggio al centro della testa e il sogno diventa realtà…
I sogni, secondo Freud, sono "la via regale verso l'inconscio". Il sogno rappresenta l'appagamento allucinatorio di un desiderio. Fonti del desiderio:
Stimoli endogeni (fame,sete);
Episodi del giorno precedente in cui il desiderio sia stato represso;
Strati di materiale inconscio;
Situazioni della prima infanzia.
Per interpretarli, si possono seguire le seguenti classificazioni:
Spostamento
Condensazione
Identificazione
Il sognatore può identificarsi in altre persone attribuendo loro sentimenti o facendogli assumere comportamenti che egli si vieta pur desiderandoli.
Ambivalenza
Buona notte e.. buon viaggio!
Stimoli endogeni (fame,sete);
Episodi del giorno precedente in cui il desiderio sia stato represso;
Strati di materiale inconscio;
Situazioni della prima infanzia.
Per interpretarli, si possono seguire le seguenti classificazioni:
Spostamento
Per esempio la sostituzione di una persona con un'altra, l'affetto rimane lo stesso (amore,odio), ma viene trasferito su una persona estranea o indifferente. Qui ritroviamo, quindi, il meccanismo di separazione dell'affetto dalla rappresentazione.
Condensazione
Si verifica quando un elemento del sogno (tema, persona, ecc.) ne raggruppa molti, per esempio un personaggio del sogno può condensare caratteristiche di più personaggi, il che vuol dire che il sogno manifesto costituisce una versione molto condensata dei pensieri, sensazioni e desideri che compongono il contenuto onirico latente.
Identificazione
Il sognatore può identificarsi in altre persone attribuendo loro sentimenti o facendogli assumere comportamenti che egli si vieta pur desiderandoli.
Ambivalenza
Il farsi sostituire in sogno da un altro personaggio mette anche in luce la propria ambivalenza riguardo ad alcuni desideri, per esempio sessuali. Il conflitto tra desiderio e sentimento di colpa ad esso associato viene così risolto con una soluzione di compromesso.
Buona notte e.. buon viaggio!
06 maggio 2010
Luci della ribalta...
Che bella la città di notte, i neon delle insegne danno “vita” alle vie tenebrose, da lontano sembra proprio che le case scrutino il buio con i propri occhi, la notte non ha più lo scettro da padrona, la luna è relegata a dar chiarore solo alle campagne e l’uomo è più sicuro di se stesso. Già, cosa faremmo senza la luce? Ormai, l’uomo sfrutta l’energia elettrica in ogni campo e, per fortuna, l’unica forza naturale che può farci rimanere allo scuro (temporaneamente) è il maltempo. Si, è vero, però come fargliene una colpa, infatti, in una notte buia, lui con i suoi tuoni e i suoi fulmini, ha fatto compagnia all’appena nato inventore della corrente alternata e non solo, un genio che ha donato all’umanità il suo sapere: Nikola Tesla. Cosa ha fatto l’umanità per quest’uomo? Gli ha riservato il più grande dei riconoscimenti: l’ha dimenticato! Una cosa è certa, pochissimi sanno da chi era composta la "creme" della società in quel periodo ma molti sanno chi è Nikola Tesla. Alla faccia degli snob… Ecco il suo parere sull’argomento:
“Lasciamo che il futuro dica la Verità, e giudichiamo ciascuno secondo la propria opera e gli obiettivi. Il presente è loro; il futuro, per il quale ho realmente lavorato, è mio”. (Nikola Tesla) pag. 139
04 maggio 2010
Per aspera ad veritatem...
«Poi che per grazia vuol che tu t'affronti lo nostro Imperadore, anzi la morte, ne l'aula più secreta co' suoi conti, sì che, veduto il ver di questa corte, la spene, che là giù bene innamora, in te e in altrui di ciò conforte, di' quel ch'ell'è, di' come se ne 'nfiora la mente tua, e dì onde a te venne». Così seguì 'l secondo lume ancora. E quella pia che guidò le penne de le mie ali a così alto volo, a la risposta così mi prevenne: «La Chiesa militante alcun figliuolo non ha con più speranza, com'è scritto nel Sol che raggia tutto nostro stuolo: però li è conceduto che d'Egitto vegna in Ierusalemme per vedere, anzi che 'l militar li sia prescritto. Li altri due punti, che non per sapere son dimandati, ma perch'ei rapporti quanto questa virtù t'è in piacere, a lui lasc'io, ché non li saran forti né di iattanza; ed elli a ciò risponda, e la grazia di Dio ciò li comporti». Come discente ch'a dottor seconda pronto e libente in quel ch'elli è esperto, perché la sua bontà si disasconda, «Spene», diss'io, «è uno attender certo de la gloria futura, il qual produce grazia divina e precedente merto. Da molte stelle mi vien questa luce; ma quei la distillò nel mio cor pria che fu sommo cantor del sommo duce. D.C. - Paradiso, Canto XXV, Versi 40 - 72
03 maggio 2010
01 maggio 2010
Tracce di "luci spente"...
In passato, ho sfiorato l’argomento dei crop circle perché ero incuriosito dai disegni geometrici che comparivano in una sola notte nei campi di grano di tutto il mondo. Un giorno, mentre stavo guardando le moltissime foto disponibili nel web, mi cade l’occhio su una di queste che riportava un cerchio fatto il 19 giugno del 2000 in inghilterra e precisamente a Southfield nel Wiltshire. Questa raffigurazione, a differenza di tantissime altre, ha qualcosa di particolare. Lungi da me l’idea che sia una grande “scoperta” ma sta di fatto che ha attirato la mia attenzione. Se la si osserva attentamente, infatti, si può notare una sfera che giace sul fianco della forma impressa nel grano (in alto). Fermo restando che in queste situazioni i ricercatori di notorietà e i buontemponi si moltiplicano come conigli, la cosa strana è che nessuno ne ha mai parlato. Ho fatto una minuziosa ricerca su molte documentazioni che trattano la materia ma nulla è emerso. Davvero molto strano, sono state fatte addirittura delle trasmissioni televisive per dire di tutto e di più ma di questa sfera niente. Allora mi viene pensato: o, che nessuno se n’è accorto o, che chi poteva parlare ha ricevuto l’ordine di tacere, infatti, anche se fosse una bufala, se ne sarebbe sicuramente parlato da qualche parte. Comunque questa è la foto, chi vuole può ingrandirla con programmi specifici.. (pag. 113)
Infatti, Teniers "diceva" di più...
"non ci può essere dubbio che la presenza di residui non chiariti di significato è un ostacolo al godimento dell'arte. Per quanto grande sia la soddisfazione visiva suscitata da un dipinto, essa non può essere perfetta fin tanto che lo spettatore è assillato dal sospetto che nel dipinto ci sia di più di quello che il suo occhio vede. In letteratura lo stesso tipo di imbarazzo può essere prodotto dalla poesia di Spenser, di Chapman o perfino di Shakespeare, in un lettore al quale si sia consigliato di abbandonarsi alla musica dei versi senza preoccuparsi di capire o no ogni singolo verso. È dubbio che questo atteggiamento possa durare a lungo senza ottundere il godimento estetico, per quanto giustificato esso sia come approccio preliminare. (Misteri pagani nel rinascimento - Edgar Wind )
Occhi puntati sul dipinto di Guercino...
"Dico che, sì come nel primo capitolo è narrato, questa sposizione conviene essere litterale e allegorica. E a ciò dare a intendere, si vuol sapere che le scritture si possono intendere e deonsi esponere massimamente per quattro sensi. L'uno si chiama litterale, [e questo è quello che non si stende più oltre che la lettera de le parole fittizie, sì come sono le favole de li poeti. L'altro si chiama allegorico,] e questo è quello che si nasconde sotto 'l manto di quelle favole, ed è una veritade ascosa sotto bella menzogna: sì come quando dice Ovidio che Orfeo facea con la cetera mansuete le fiere, e li arbori e le pietre a sé muovere; che vuol dire che lo savio uomo con lo strumento della sua voce fa[r]ia mansuescere e umiliare li crudeli cuori, e fa[r]ia muovere a la sua volontade coloro che non hanno vita di scienza e d'arte: e coloro che non hanno vita ragionevole alcuna sono quasi come pietre. E perché questo nascondimento fosse trovato per li savi, nel penultimo trattato si mostrerrà. Veramente li teologi questo senso prendono altrimenti che li poeti; ma però che mia intenzione è qui lo modo de li poeti seguitare, prendo lo senso allegorico secondo che per li poeti è usato. Lo terzo senso si chiama morale, e questo è quello che li lettori deono intentamente andare appostando per le scritture, ad utilitade di loro e di loro discenti: sì come appostare si può ne lo Evangelio, quando Cristo salio lo monte per transfigurarsi, che de li dodici Apostoli menò seco li tre; in che moralmente si può intendere che a le secretissime cose noi dovemo avere poca compagnia. Lo quarto senso si chiama anagogico, cioè sovrasenso; e questo è quando spiritualmente si spone una scrittura, la quale ancora [sia vera] eziandio nel senso litterale, per le cose significate significa de le superne cose de l'etternal gloria, sì come vedere si può in quello canto del Profeta che dice che, ne l'uscita del popolo d'Israel d'Egitto, Giudea è fatta santa e libera. Ché avvegna essere vero secondo la lettera sia manifesto, non meno è vero quello che spiritualmente s'intende, cioè che ne l'uscita de l'anima dal peccato, essa sia fatta santa e libera in sua potestate. E in dimostrar questo, sempre lo litterale dee andare innanzi, sì come quello ne la cui sentenza li altri sono inchiusi, e senza lo quale sarebbe impossibile ed inrazionale intendere a li altri, e massimamente a lo allegorico." (De vulgari eloquentia - Dante Alighieri)
30 aprile 2010
Il potere rende "ciechi"...
Già era in loco onde s'udìa 'l rimbombo de l'acqua che cadea ne l'altro giro, simile a quel che l'arnie fanno rombo, quando tre ombre insieme si partiro, correndo, d'una torma che passava sotto la pioggia de l'aspro martiro. Venian ver me, e ciascuna gridava: «Sòstati tu ch'a l'abito ne sembri esser alcun di nostra terra prava». Qual sogliono i campion far nudi e unti, avvisando lor presa e lor vantaggio, prima che sien tra lor battuti e punti, così rotando, ciascuno il visaggio drizzava a me, sì che 'n contraro il collo faceva ai piè continuo viaggio. Poi cominciai: «Non dispetto, ma doglia la vostra condizion dentro mi fisse, tanta che tardi tutta si dispoglia, tosto che questo mio segnor mi disse parole per le quali i' mi pensai che qual voi siete, tal gente venisse. D.C. - Inferno, Canto XVI, Versi Versi 1 – 9; 22 – 27 e 52 - 57.
29 aprile 2010
Abilità mentale...
Io vidi un, fatto a guisa di leuto, pur ch'elli avesse avuta l'anguinaia tronca da l'altro che l'uomo ha forcuto. La grave idropesì, che sì dispaia "E' pur convien che novità risponda" dicea fra me medesmo "al novo cenno che'l maestro con l'occhio sì seconda". Noi repetiam Pigmalion allotta, O superbi cristian, miseri lassi, che, de la vista de la mente infermi, fidanza avete ne' retrosi passi, non v'accorgete voi che noi siam vermi nati a formar l'angelica farfalla, che vola a la giustizia sanza schermi? D. C. - Inferno, Canto 30, Versi 49 – 52 e Canto 16, Versi 115 – 117; Purgatorio, Canto 20, Versi 103 e Canto 10, Versi 121 – 126.
26 aprile 2010
Roma, Vernissage di sabato 24 aprile 2010 Il poeta che "scrive" con il pennello...
Michele Sabatino è nato a Castellammare di Stabia in provincia di Napoli, un luogo di indubbia bellezza ma allo stesso tempo molto difficile, anche se sensibile verso chi esprime delle doti talentuose. Fin da piccolo ha avuto la passione della pittura, per ovvi motivi però, si è dovuto orientare verso altri settori, si laurea a pieni voti presso la facoltà di architettura dell’università Federico II di Napoli mantenendo in cuor suo la volontà di realizzare il suo sogno. Per dare seguito ai suoi studi ed affermarsi come architetto, si trasferisce nella città felliniana dove tutt’ora risiede e svolge questa professione con grande umiltà, convogliando nella stessa il suo estro del tutto unico. Per anni il suo talento rimane sopito nel suo cuore anche per motivi pratici ma, si sa, tutto si può contenere tranne la spinta comunicativa che proviene dall’anima e, difatti, negli ultimi tempi eccola riemergere prepotentemente. Molto attento al suo richiamo artitistico, Michele Sabatino inizia a dar “voce” alla sua energia interiore, combinando nel modo migliore le sue attività. Pittore autodidatta, artisticamente acuto osservatore di forme e spazi, acquisisce subito una padronanza dei colori, che gli permette una comunicazione immediata con le persone, al di la del significato recondito che possono esprimere i suoi dipinti astratti. Una simbiosi di forme, ben amalgamate che rappresentano gli stati d’animo dell’artista, con il proprio essere rappresentato dal colore dello sfondo, che da vita ad uno scontro-incontro con il suo subconscio in conflitto con il mondo circostante sempre più distante dalla sua dimensione interiore. Nella vastità delle espressioni che possono manifestarsi in periodi diversi del suo percorso personale, c’è un monito ricorrente rivolto alla società, troppo spesso assorta a contemplare un dio denaro che offre solo il potere materiale senza soffermarsi sulla spiritualità, rivolgendo poca attenzione alle proprie risorse e necessità. La sua ispirazione è dettata dalle sue sensazioni e dal suo istinto, in alcuni dei suoi ultimi quadri, si possono notare delle influenze di alcuni pittori come Mirò, Picasso e Van Gogh ma, nel pieno rispetto dei grandi maestri del passato, Michele Sabatino per il momento non è catalogabile in nessun “ismo” e, come da lui stesso dichiarato in alcune interviste, si può definire un “neoespressionista astratto”. Io personalmente, non sono stato mai attratto dall’arte espressa nei dipinti, in quanto la ritenevo troppo lontana dalla mia cultura personale ma la vista di queste forme stravaganti e colorate anno attirato la mia attenzione, tanto che, per capire meglio cosa mi affascinava di queste opere, ho intrapreso un cammino che ritenevo molto improbabile terminare, cioè seguire attentamente la loro sinuosità, per capire lo stato d’animo dell’autore. Andando avanti ho capito una cosa molto importante, non era l’arte ad essere lontana da me ma, al contrario, ero io che la evitavo perché non sapevo osservare. Ebbene si, questo per me è Michele Sabatino, un pittore che oltre saper dipingere, sa anche comunicare con i suoi quadri, il proprio percorso introspettivo mettendolo in risalto con i giusti colori che mostrano la sincerità con cui mette a nudo la propria anima. Con questo voglio ringraziare i promotori della mostra: il Prof. Antonio Restivo e l’associazione culturale Spaziodarte che mi hanno permesso di avvicinare la sensibilità di questo artista. Un ringraziamento particolare va alla sig.ra Viviana Tavormina, che cura diversi settori dedicati al pittore svolgendo un ruolo fondamentale nella promozione delle sue opere. (Massimo Maravalli)
25 aprile 2010
Il colore che rappresenta la speranza...
Carissimi, la non curanza dello Stato di abbandono di questo nostro giardino da parte dei giardinieri incaricati, sta permettendo all’erba di crescere in modo incondizionato favorendo l’ingresso e la nidificazione di molti insetti. In più di un'occasione sono stati avvistati rettili molto pericolosi come i ramarri e le vipere. Come osservo questo degrado, percepisco la paura di attraversarlo proprio per il timore di fare qualche brutto incontro. Ma questi giardinieri a cui stiamo dando dei bei soldini perché non curano il nostro prato e le nostre piante? Dicono che ci vuole tempo per farlo risplendere e, per fare questo occorre molto concime, molti prodotti per non rovinare le piante da frutti, molta cura e attenzione per far rinforzare le radici, senza considerare il fatto che far sfogare la loro crescita permetterà di avere un giardino molto più bello e modellato secondo i nostri gusti. Sento molte lamentele in giro, il mio giardino è sempre ridotto in pessimo stato. Cosa significa? Secondo me che i giardinieri ci stanno prendendo per il culo. Riprendiamoci il nostro giardino e rimandiamoli a casa!
17 aprile 2010
Vendetta emotiva, perdono certo...
Quel traditor che vede pur con l'uno, e tien la terra che tale qui meco vorrebbe di vedere esser digiuno, farà venirli a parlamento seco; poi farà sì, ch'al vento di Focara non sarà lor mestier voto né preco». E io a lui: «Dimostrami e dichiara, se vuo' ch'i' porti sù di te novella, chi è colui da la veduta amara». Allor puose la mano a la mascella d'un suo compagno e la bocca li aperse, gridando:«Questi è desso, e non favella. Questi, scacciato, il dubitar sommerse in Cesare, affermando che 'l fornito sempre con danno l'attender sofferse». Oh quanto mi pareva sbigottito con la lingua tagliata ne la strozza Curio, ch'a dir fu così ardito! E un ch'avea l'una e l'altra man mozza, levando i moncherin per l'aura fosca, sì che 'l sangue facea la faccia sozza, gridò: «Ricordera'ti anche del Mosca, che disse, lasso!, "Capo ha cosa fatta", che fu mal seme per la gente tosca». E io li aggiunsi: «E morte di tua schiatta»; per ch'elli, accumulando duol con duolo, sen gio come persona trista e matta. Ma io rimasi a riguardar lo stuolo, e vidi cosa, ch'io avrei paura, sanza più prova, di contarla solo; se non che coscienza m'assicura, la buona compagnia che l'uom francheggia sotto l'asbergo del sentirsi pura. D. C. - Inferno, Canto XXVIII, Versi 85 – 102 e 103 - 117
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