14 febbraio 2011

Sol levante ai vertici...

La provincia di Shandong, punto cardine della coltivazione di grano, sta affrontando la più grave siccità degli ultimi duecento anni. Secondo le statistiche, fino all’8 febbraio in Cina la secca ha colpito sette milioni e 500mila ettari di terreni coltivati. Allo stato attuale, i campi coltivati colpiti dalla siccità si trovano soprattutto nelle otto regioni di produzione del grano invernale, tra queste Henan, Anhui e Hebei. Le difficoltà nella distribuzione di acqua potabile, invece, interessano soprattutto le zone collinari e pastorali di sei province, tra cui Mongolia Interna, Hebei e Gansu.

Questa notizia ha fatto volare il prezzo del cereali. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti al Chicago Board of Trade, punto di riferimento del commercio mondiale delle materie prime agricole dove il grano ha raggiunto la quotazione di 8,8 dollari per bushels (24 centesimi al chilo) per le consegne a marzo, dopo lo “special alert” lanciato dalla Fao. L’andamento delle quotazioni dei prodotti agricoli – continua la Coldiretti – è sempre più fortemente condizionato dai movimenti di capitale che si spostano con facilità dai mercati finanziari a quelli dei metalli preziosi come l’oro fino alle materie prime come grano, mais e soia.



Garantire la stabilità dei prezzi in un mercato a domanda rigida come quello alimentare è un obiettivo d’interesse pubblico che va sostenuto con l’introduzione di interventi di mercato innovativi come le assicurazioni sul reddito nell’ambito della riforma di mercato della politica agricola comune che la Commissione Europea si accinge a presentare. I prezzi del grano attuali – conclude la Coldiretti – restano comunque inferiori di oltre il 340 per cento rispetto al valore record di 13 dollari per bushel (37 centesimi al chilo) raggiunto nel marzo 2008.



Li Guoxiang, ricercatore dell’Accademia cinese delle Scienze sociali, ha affermato che l’impennata dei prezzi di cereali sul mercato internazionale non farà galoppare i prezzi interni, e che la siccità del Paese non influenzerà direttamente sul rifornimento internazionale e non farà gonfiare i prezzi dei cereali. Il governo cinese mercoledì scorso ha annunciato che starebbe per sbloccare 6,7 miliardi di yuan (745 milioni di euro) per la lotta contro la siccità nella grande pianura del nord della Cina, considerato il granaio del paese.



Il piano di emergenza prevede di aumentare la produzione di riso per pagare prezzi più alti al momento del raccolto, per incoraggiare gli agricoltori a produrre di più. Il governo intende anche deviare l’acqua alle zone più colpite e costruire pozzi e sistemi d’irrigazione. Il premier cinese Wen Jiabao ha chiesto ai componenti dei governi dei vari dipartimenti di impegnarsi maggiormente per gestire nel migliore dei modi le conseguenze portate alla produzione agricola di alcune zone, dalla siccità e dall’inflazione.

Da qualche giorno piove in una parte delle zone colpite dalla siccità, attenuando così la triste realtà; tuttavia, secondo le previsioni dei meteorologi, nei prossimi giorni cesserà di piovere lungo il corso del Fiume Giallo e del Fiume Huai nella Cina del nord. In ogni caso, nella speranza che gli stessi possano sbagliare le “previsioni del tempo”, al momento la situazione è davvero preoccupante.  Massimo Maravalli

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