Da sempre ogni famiglia ha il suo portavoce. Il più anziano, in genere, consiglia il maschio adulto più istruito, che si confronta con il resto della comunità. Ora sembra arrivato il momento di cambiare, nei prossimi giorni a Roma la svolta epocale. Il popolo Rom, infatti, si recherà al voto per eleggere il suo presidente. La campagna elettorale è già iniziata e questo evento è vissuto da tutti come una “rivoluzione” proprio perché questo popolo non si è mai recato alle urne.
Tutto è pronto, la lista dei candidati è stata già pubblicata. Una decina i candidati che hanno presentato i loro programmi e sono in fermento per l’occasione. “Fino ad oggi, ci siamo mossi peggio degli africani” ha spiegato Hakija Husovic uno degli aspiranti, prima siamo rimasti decenni in silenzio e poi abbiamo chiesto i campi. Ora, ha aggiunto, “eccoci, segregati, senza documenti e identità”. Intanto si sta procedendo alla schedatura degli elettori, alla convalida dei candidati. Lo spoglio spetterà poi al personale del Dipartimento formazione dei servizi sociali e della salute o del Comitato di garanzia per l’attuazione del “Piano nomadi”.
Il regolamento elettorale è molto rigido: “Sono eleggibili”, riporta l’articolo 2, “uomini e donne, abitanti del villaggio ed elettori con documenti riconosciuti validi che non abbiano ricevuto condanne, anche solo in primo grado, per reati di particolare gravità che destano allarme sociale”. Ossia, come viene specificato, “tutti i reati contro la persona”. L’assessore alle politiche sociali del Comune di Roma dichiara: “Il campo di Salone è il più grande della capitale, conta circa 800 persone e si prepara alle consultazioni democratiche che, porteranno all’elezione dei rappresentanti del villaggio presso il Comune di Roma, così come previsto dal regolamento prefettizio”. Massimo Maravalli
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