Un mese e mezzo di notte boreale in Groenlandia è terminato l’11 gennaio ad Ilulissat per lo stupore di abitanti e scienziati, che avevano previsto l’arrivo del giorno non prima del 13 gennaio. Il fenomeno appare sorprendente, ma ora si cerca una ragionevole spiegazione a quanto accaduto, poiché è la prima volta che il Sole anticipa di ben 2 giorni la data prevista per sorgere.
L’idea di una rivoluzione cosmica è stata decisamente scarata dagli scienziati, sebbene alcuni abbiano subito cercato di imputare il fenomeno ad una variazione di moti celesti, teoria fortemente smentita da Thomas Posch, dell’Istituto di Astronomia dell’università di Vienna: “i dati dell’asse terrestre e della rotazione sono controllati continuamente e meticolosamente e lo avremmo saputo se fosse successo qualcosa”.
La teoria più plausibile al momento riguarda i cambiamenti climatici: lo scioglimento dei ghiacciai ne avrebbe abbassato le sommità, permettendo così alla luce di filtrare prima del previsto. Anche secondo Posch un cambiamento dell’altezza dell’orizzonte costituisce “di gran lunga la spiegazione migliore”. Infatti l’ultimo rapporto dell’Organizzazione mondiale della meteorologia ha osservato un aumento delle temperature di 3 gradi nell’ultimo anno, aumento che sosterrebbe la teoria dello scioglimento dei ghiacci.
Altra affascinante teoria, subito scartata, è quella del complotto secondo cui alcune sostanze chimiche sarebbero state rilasciate nell’atmosfera per anticipare il sorgere del Sole, anche se non è chiaro quali sostanze e in che modo avrebbero dovuto agire. In un contesto di ‘caccia alla teoria’ l’altra che paradossalmente potrebbe essere più razionale è l’effetto ‘sundog’: un allucinazione collettiva, o meglio un miraggio, che sarebbe dovuto alla riflessione dei raggi solari da parte dei cristalli di ghiaccio, creando quindi l’illusione di un’alba all’orizzonte. (Rita56) Chissà...
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