Il silenzio dei colpevoli
di Massimo
Maravalli - 11 Aprile 2011
Licio Giorgieri, un omicidio dimenticato nella storia
Roma 20 marzo 1987, in periferia una moto affianca
un'auto e fa fuoco. Cinque colpi raggiungono e uccidono il Generale Ispettore
Capo dell'aeronautica Licio Giorgieri. Dopo un periodo di "tregua", la scia
terroristica di quegli anni prosegue con questo strano assassinio. A dire il
vero l'attentato poteva essere evitato. In precedenza infatti, il generale aveva fatto
presente, a chi di dovere, di essersi accorto di strani movimenti intorno a lui.
Per questo motivo chiese un'auto blindata ma la stessa non gli venne concessa.
Dopo qualche tempo seguì il tragico evento.
L'attentato viene rivendicato con una telefonata, si tratta dell''Unione dei Comunisti Combattenti, un gruppo armato legato alle Brigate Rosse. In quello stesso periodo, in un'aula di Tribunale si stava svolgendo il processo Moro/Ter, ad un certo punto, nel bel mezzo dell'udienza, Prospero Gallinari (BR) chiese la parola e fece questa strana dichiarazione: "Rivendichiamo l'attentato contro Licio Giorgieri compiuto dai compagni dell'U.C.C.". Cosa c'è di strano in tutto questo? A dire il vero molte cose ma, una su tutte, il cambio di direzione dei terroristi rossi senza l'utilizzo della "freccia". La lotta allo Stato si trasforma in "guerriglia urbana". Si esce, dunque, dalla sfera politica e si entra nel cuore dei segreti italiani. Le BR hanno molta "fretta" di far loro l'attentato. Dopo la telefonata al quotidiano di turno e l'intervento di Gallinari al processo Moro, difatti, rispettano anche il loro "modus operandi" con il solito documento.
Ok, forse volevano essere ancora considerati "importanti" per trattare con i poteri dello Stato, ma allora perché non hanno puntato su un politico? Di sicuro avrebbero ottenuto la giusta considerazione. Uno strano omicidio che va letto attentamente tra le carte e gli impegni pubblici di questo alto ufficiale dell'aeronautica. In seguito, i componenti dell'UCC furono catturati. Nel 1989 furono condannati tutti gli appartenenti al commando che parteciparono all'attentato: Paolo Persichetti, Maurizio Locusta, Francesco Maietta, e Claudia Gioia. Un fatto del tutto singolare avvenne quando l'ex senatore Francesco Cossiga partecipò alle nozze di Maietta avvenute nel carcere che lo ospitava. Successivamente, la signora Giorgieri si oppose alla richiesta di grazia del brigatista "pentito", esprimendo delle grandi perplessità sulla partecipazione alle nozze dell'alto funzionario dello Stato.
Oltre questo avvenimento, si possono fare tante altre teorie in merito all'accaduto come a dire, che fine hanno fatto gli appartenenti al gruppo armato? Senza alcun tipo di pregiudizio e, cosciente del fatto che chiunque può sbagliare ed essere reintegrato al meglio nella società posso affermare con assoluta certezza che molti di essi hanno fatto una bella carriera. I familiari e parenti delle vittime degli appartenenti al P.C.C. ad esempio, di sicuro non si recheranno mai ne al Museo d'arte contemporanea di Roma ne alla fondazione Don Sturzo.
L'attentato viene rivendicato con una telefonata, si tratta dell''Unione dei Comunisti Combattenti, un gruppo armato legato alle Brigate Rosse. In quello stesso periodo, in un'aula di Tribunale si stava svolgendo il processo Moro/Ter, ad un certo punto, nel bel mezzo dell'udienza, Prospero Gallinari (BR) chiese la parola e fece questa strana dichiarazione: "Rivendichiamo l'attentato contro Licio Giorgieri compiuto dai compagni dell'U.C.C.". Cosa c'è di strano in tutto questo? A dire il vero molte cose ma, una su tutte, il cambio di direzione dei terroristi rossi senza l'utilizzo della "freccia". La lotta allo Stato si trasforma in "guerriglia urbana". Si esce, dunque, dalla sfera politica e si entra nel cuore dei segreti italiani. Le BR hanno molta "fretta" di far loro l'attentato. Dopo la telefonata al quotidiano di turno e l'intervento di Gallinari al processo Moro, difatti, rispettano anche il loro "modus operandi" con il solito documento.
Ok, forse volevano essere ancora considerati "importanti" per trattare con i poteri dello Stato, ma allora perché non hanno puntato su un politico? Di sicuro avrebbero ottenuto la giusta considerazione. Uno strano omicidio che va letto attentamente tra le carte e gli impegni pubblici di questo alto ufficiale dell'aeronautica. In seguito, i componenti dell'UCC furono catturati. Nel 1989 furono condannati tutti gli appartenenti al commando che parteciparono all'attentato: Paolo Persichetti, Maurizio Locusta, Francesco Maietta, e Claudia Gioia. Un fatto del tutto singolare avvenne quando l'ex senatore Francesco Cossiga partecipò alle nozze di Maietta avvenute nel carcere che lo ospitava. Successivamente, la signora Giorgieri si oppose alla richiesta di grazia del brigatista "pentito", esprimendo delle grandi perplessità sulla partecipazione alle nozze dell'alto funzionario dello Stato.
Oltre questo avvenimento, si possono fare tante altre teorie in merito all'accaduto come a dire, che fine hanno fatto gli appartenenti al gruppo armato? Senza alcun tipo di pregiudizio e, cosciente del fatto che chiunque può sbagliare ed essere reintegrato al meglio nella società posso affermare con assoluta certezza che molti di essi hanno fatto una bella carriera. I familiari e parenti delle vittime degli appartenenti al P.C.C. ad esempio, di sicuro non si recheranno mai ne al Museo d'arte contemporanea di Roma ne alla fondazione Don Sturzo.
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